In questi anni abbiamo imparato a conoscere una serie di Organizzazioni non governative (Ong) e di associazioni che si battono per i diritti delle persone deboli. Non sono poche quelle che hanno suscitato reazioni anche aspre.

Si pensi alle varie Ong che operano nel Mediterraneo per il soccorso dei migranti in balia del mare. Qualcuna è finita anche sotto inchiesta perché – secondo i pm – più che soccorrere, agirebbe in accordo con i trafficanti di uomini. Saranno i tribunali a dire una parola di verità (giudiziaria), non è questa la sede per farlo.

In genere, queste associazioni hanno grande visibilità sui giornali e televisioni. Pensate a Carola Rackete, capitana di una nave di "Sea Watch", diventata eroina internazionale per lo scontro con Salvini. Sul tema dei migranti i rapporti di organizzazioni molto note come "Amnesty International" e "Human Right Watch" hanno avuto ampio risalto su giornali e televisioni. Tutto giusto, per carità. Qualche giorno fa queste stesse associazioni impegnate nella difesa dei diritti umani hanno stilato due rapporti in cui Israele è definito «una forza di occupazione militare» sul territorio dei palestinesi «sottoposti a un regime di apartheid simile a quello del Sud Africa» prima della rivoluzione pacifica di Nelson Mandela. Di tutto questo, non una riga sui giornali né un veloce passaggio in televisione.

Ivan Paone

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