È tempo che i sette vizi capitali vengano aggiornati con l’ottavo: la dietrologia. La Treccani la descrive come “la tendenza propria dei cosiddetti dietrologi ad assegnare ai fatti della vita pubblica cause diverse da quelle dichiarate o apparenti, ipotizzando spesso motivazioni segrete, con la pretesa di conoscere ciò che effettivamente «sta dietro» a ogni singolo evento”. È un vizio molto diffuso che mette in discussione la perla di Andreotti: “a parlare male degli altri si fa peccato ma quasi sempre si azzecca”. Il dietrologo pecca e non l’azzecca: dietro c’è quello che appare. Prendiamo il tema del giorno: le pale eoliche. Nella grande mobilitazione per dire un “no” forte come il tuono e chiaro come il lampo a questo scempio, i dubbi e le ombre che senza un minimo di fondamento si propongono sono tipici di chi, incapace di valorizzare se stesso, tenta di trovare una salvaguardia nella subdola demolizione dell’altro. Tranquilli, non saranno i dietrologi a mortificare chi ieri a Pratosardo e oggi da nord a sud dell’Isola difende l’ambiente e l’autonomia da chi ci vorrebbe muti e ciechi. I se, i no, i ma e i però è brodaglia sciapida; i sardi guardano avanti e dalla cacciata dei piemontesi (1794) sanno che “cando si tenet su bentu es prezisu bentulare”, quando si alza il vento è il momento giusto per trebbiare. Il momento giusto è questo.

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