L a buona notizia è che dopo anni e anni che sghignazziamo di Renato Brunetta, finalmente qualcuno si è fatto avanti e ha detto che è incivile deridere una persona per la sua statura. La brutta notizia è che quel qualcuno è Renato Brunetta. Si è dovuto difendere da sé, con la forza dell’esasperazione.

Il nostro ha esordito politicamente nel 1999, diventando deputato europeo, e comunque già quarant’anni fa era piuttosto conosciuto, se gli assegnarono la scorta per via delle minacce terroristiche subite come consulente del ministero del Lavoro. È sulla scena da decenni, insomma, e nel frattempo l’Italia ha fatto progressi quanto a rispetto sociale e civiltà del linguaggio, eppure Brunetta è sempre stato zona franca per il politicamente corretto. Forse perché sa essere sgradevole, forse perché la sua spazientita aggressività da accademico gli guadagna antipatie bipartisan (D’Alema gli diede dell’energumeno tascabile e Tremonti, vedendolo passare con il colossale Crosetto, disse di sentirsi nel bar di Guerre Stellari). Dagli al nano, insomma, senza problemi né scrupoli.

Però magari da adesso andrà diversamente. Il botolo che strepita e si imbufalisce poteva farci ridacchiare, ma Brunetta ha scelto la via della compostezza: ha detto che queste umiliazioni lo feriscono, e questo non è giusto né umano.

Grazie ministro. Ci ha fatto crescere tutti.

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