T abita Gurioli è una giovane signora che abita a Mensa Matellica, frazione di Ravenna. Ogni giorno per andare al lavoro percorre in macchina circa 40 chilometri essendo impiegata al Credit Agricole di Cesena, banca in cui svolge un servizio telefonico. La mattina di giovedì scorso la sua auto si ribella e non parte. Tabita telefona al dirigente suo superiore e chiede di poter lavorare in smartworking, ossia da casa. La risposta è un secco no. Ma lei, che possiede una piccola scuderia, non si perde d’animo. Sella un cavallo, vi monta e, attraversando campagne e centri abitati, giunge a Cesena. Entra nella banca e si mette al lavoro. «Il mio –ha detto- è stato un gesto di protesta. Se andavo in bicicletta avrei fatto anche prima». Il periodare è avventuroso, il gesto è encomiabile. Come quello di Lady Godiva, che per protestare contro le tasse esose imposte al popolo dal principe suo marito, attraversò in sella a un cavallo bianco la città di Coventry. La nobildonna inglese era nuda, coperta solo dai suoi lunghi capelli. Correva, tra leggenda e storia, il 1023. Giusto un millennio fa. Niente di nuovo sotto il sole: il linguaggio del corpo, vestito o nudo, soprattutto se di donna, oggi come allora è più efficace di quello verbale. (Quel “soprattutto” è un lapsus mentis: in tempi di woke è meglio precisare).

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