“G he pensi mi” ma senza esagerare. In anni lontani a pensarci con una battuta era il comico Tino Scotti, oggi è lo Stato che battendo la grancassa si ingrazia la claque con il portafoglio ricevuto in amministrazione dai cittadini. La notizia è questa. Il ministero delle Infrastrutture e i Trasporti di Matteo Salvini, nell’ambito delle iniziative sulla sicurezza stradale, in via sperimentale e d’intesa con i rappresentanti di alcuni gestori delle discoteche della Lombardia e della Costa adriatica, si è impegnato a pagare i taxi per chi all’uscita della discoteca presenta tassi alcolici che gli impediscono di mettersi alla guida. Cioè: noi cittadini dovremo metterci parte delle tasse che sborsiamo per la sanità, scuola, difesa, indennità e vitalizi ai parlamentari eccetera eccetera per pagare il buono taxi a chi il sabato sera non sta in piedi per overdose d’alcol (e persino agli accompagnatori). Mentre si tagliano interventi ai più deboli, pagare per incentivare l’abuso di alcolici è assurdo. Fare di tutto per evitare gli incidenti è giusto ma il sistema per raggiungere l’obiettivo non è certo il bonus taxi, basta applicare la legge: sequestro della patente, multe e processo. Oppure marito, moglie e compagnia si organizzino: chi beve non guida e passa il volante agli astemi. Invece siamo alle solite: i furbi bevono e noi fessi gli paghiamo il taxi.

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