Google, la voce della verità, a seconda dei gusti. Clicchi Matteo Renzi e scopri sia il marziano che è nel suo ego ipertrofico, sia il lillipuziano raccontato dai suoi nemici a reti unificate. Sono passati quasi cinque anni dalla caduta del suo Governo senza che nessun atto sia finito nella discarica legislativa. Non un solo provvedimento varato nei suoi 1024 giorni è stato cancellato o anche rivisto da Gentiloni e Conte che, tra l’uno e l’altro, hanno occupato Palazzo Chigi per 997 giorni, 27 meno di Matteo. Gli 80 euro, l’elemosina che faceva tanto schifo ai compagni duri e puri, sono ancora in busta paga e se anche dovessero uscire rientreranno camuffati in una mega manovra fiscale. Era stato sbeffeggiato per aver ridotto il canone Rai con la promessa che l’avrebbero eliminato: manco per niente. La legge sul caporalato, il bonus bebè, il famoso Jobs Act che aveva fatto incavolare i sindacati e la sinistra del Pd sono ancora tutti lì, giusti o sbagliati che siano. Sorvoliamo sul resto e chiudiamola col referendum che bocciò la riforma costituzionale e capottò Renzi. D’Alema felice come una Pasqua annunciò: 15 giorni di tempo e ne presenteremo un altro come Dio comanda, ricordando quello del 2001 sul titolo quinto. L’Onnipotente, però, prima dà e poi toglie: a Renzi una e non più, a D’Alema troppe volte e mai più.

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