Cascare dal pero
Caffè Scorretto
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S tando alle cronache parlamentari Debora Serracchiani, brillante deputata del Pd, di passaggio nel Transatlantico di Montecitorio ha domandato ai colleghi lì confabulanti chi avesse presentato la mozione di sfiducia contro Nordio. Appreso che ne era stato promotore proprio il Pd, le si è spento il sorriso. Presa consapevolezza di una realtà a lei sconosciuta, Debora è, come si dice, cascata dal pero. Quando si cade dal pero il contatto con il suolo è brusco. Si esce da un mondo astratto, nel quale uno si rifugia per sognare a occhi aperti, e si viene a contatto con quello concreto. Ma non sempre i due mondi sono incompatibili. Basta volere credere anche oltre le apparenze. Una metafora che si adatta alla politica: quando si sta all’opposizione si dissente per principio e contro ogni logica sovrapponendo il sogno alla realtà. Salvo poi svegliarsi cadendo, appunto, dal pero. In una novella del Decamerone Giovanni Boccaccio illustra con ironia questo stato semionirico: l’anziano Nicostrato vede, dall’alto di un pero, la sua bella moglie Lidia che se la spassa con il giovane Pirro, contro il quale inveisce minaccioso; Pirro, per salvare sé stesso e l’amante, gli fa credere che, per sortilegio, dalla cima di tale albero si assiste a visioni erotiche e magiche. Il vecchio crede al giovane e … vissero tutti e tre felici e contenti. Honni soit qui mal y pense.