Carezza all’estate
Caffè Scorretto
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O ggi è l’ultima giornata d’agosto. L’estate si è arrabbiata per le invettive ricevute dai climatologi laureatisi all’università di Greta Thunberg. L’hanno accusata di essere stata la più torrida di sempre da quando la temperatura la misuravano i dinosauri. L’hanno chiamata Caronte, Cerbero, Nerone. Che non sono complimenti. Per ripicca e rappresaglia si sta congedando con tempeste di vento pioggia grandine e neve. Ma prima dell’autunno tornerà più feroce che mai, preannunciano i suddetti scienziati climaterici. Noi dello sparuto club dei meditativi, educati all’attesa dei tempi, facciamo una carezza all’estate. Per rabbonirla. E parliamo dei suoi pregi nascosti, il più dolce dei quali è il piacere estatico della controra, quel giro d’ore in cui, dopo il mezzogiorno, la calura ti assale e una luce abbacinante ti inonda. Controra, parola che ha in sé alito di poesia, come la corrispondente siesta ispanica, che ricorda la “sexta hora” latina. Le lingue iperboree non hanno un termine equivalente perché la controra è un’abitudine della gente del sud. Nella stasi pomeridiana tra ombra e penombra l’ozio non è vizio, è beatitudine; nessuno ha fretta tranne che il diavolo. La vita della controra è breve quanto un «meriggiare pallido e assorto» d’agosto: quando il silenzio si fa preghiera e persino i gretini sonnecchiano.