S tiamo camminando a ritroso. Vorremmo andare verso il passato, non ci piace il futuro che balugina all’orizzonte. Il passato ha il fascino della nostalgia, una seduttrice della mente, che rievoca i momenti lieti e maschera quelli della sofferenza. Maggiormente quando il presente è un palcoscenico su cui si esibiscono guerra e pandemia, crisi economica e migrazioni bibliche, armi nucleari e scadimento di valori. Subentra allora, oltre al rifiuto del presente, la fuga dal futuro, habitat naturale di speranze e desideri, che spesso sconfinano nell’utopia. Uno scoramento che Zygmunt Bauman ha definito, con felice neologismo, retrotopia: ovvero utopia retrospettiva, utopia al contrario. Quando il presente appare insidioso ci si rifugia nel passato mitizzandolo come un paradiso perduto e subentra la nostalgia di un futuro che potrebbe essere e che non sarà. Dovremmo pensare a un nuovo modo di vivere insieme, ma non ne siamo capaci. Mancano soluzioni perché mancano le menti in grado di escogitarle. Lo sanno quei politici avvoltolati nel fango di una campagna elettorale avvilente, che stanno piantando croci nel nostro futuro? Invece che proporci la via del riscatto ci trattano da bambini golosi, ci offrono caramelle a pioggia. Ignorando, per loro insipienza, che quelle caramelle contengono veleno.

© Riproduzione riservata