N ei giorni scorsi ha fatto scalpore la vicenda della presunta love story tra la preside del liceo Montale di Roma e uno studente della stessa scuola. In una sorta di crescendo rossiniano, sui giornali, sulle tv e sui siti sono emersi pian piano tutti i dettagli: prima il nome della scuola, poi quello della preside, infine i whatsApp vocali delle conversazioni tra i due protagonisti. «Roba da commedia sexy italiana anni 70, quella di Alvaro Vitali, Gloria Guida, Edwige Fenech», annunciava trionfante un quotidiano. Alla fine, l’avvocato della donna è sbottato: «In alcuni Paesi le donne si lapidano con le pietre, nel 2022 in Italia si lapidano a parole sui giornali. Pubblicare nome, cognome, professione, foto e audio in assenza di reato non è diritto di cronaca ma negazione della privacy e dei diritti fondamentali per un essere umano. La domanda da porsi oggi è fino a dove un certo giornalismo possa colpire la vita umana e professionale di una donna con consapevolezza e assoluto e ingiustificato sadismo di cronaca». Resta da aggiungere che i protagonisti sono maggiorenni e che anche in questa nostra Italia sempre meno civile sia possibile avere una relazione tra persone che abbiano compiuto 18 anni senza finire alla berlina. Faccio il giornalista da tanto tempo. Forse da troppo, visto come siamo caduti in basso.

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