D omani Trump tornerà alla Casa Bianca. Dopo un tormentato intervallo di quattro anni segnati da vicende giudiziarie, condanne, assoluzioni e attentati sarà di nuovo il presidente degli Stati Uniti. Dopo settanta giorni dalla sua elezione la sinistra internazionale sta ancora asciugandosi le lacrime. Senza motivo paventa il pericolo di una deriva illiberale. Un rischio campato per aria giacché Trump ha dato rassicurante dimostrazione, nel suo precedente mandato, di non avere queste mire. Del resto il sistema di pesi e contrappesi della democrazia americana è una garanzia che rende impossibile un sovvertimento istituzionale. Avremmo preferito un presidente con più luci e meno ombre; però, piaccia o non piaccia questo tycoon un po’ spaccone, per onestà di giudizio va detto che quando ne è stato il presidente gli Stati Uniti hanno avuto quattro anni di prosperità; e il mondo ha corso memo rischi non avendo lui mai intrapreso una guerra. Una però questa volta vuole combatterla. Nei suoi programmi annunciati c’è l’annientamento della cultura woke che, a suo dire, sta corrompendo, sovvertendoli, i valori del mondo occidentale. L’internazionale progressista ha già eretto barricate. Trump vincerà questa guerra senza usare armi. Gli basteranno punture di spillo per sgonfiare la bolla d’aria in cui già boccheggiano Woke e i suoi profeti.

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