D a quando lo zar si è messo a giocare con le manopole dei gasdotti ci siamo accorti che abbiamo poca energia. Anche mentale. Le nostre fisime eco(il)logiche ci costringono ora a elemosinare petrolio e metano qui e là per il mondo. La portavoce del ministero degli esteri russo lo ha detto chiaro e con soddisfazione: voi italiani soffrirete, le vostre imprese crolleranno e le compreranno gli Yankee. Yankee in senso spregiativo. Noi però non ci facciamo intimidire. Abbiamo già pronta la nostra strategia di resistenza e, come è bello dire, resilienza: niente tv in stand by, docce brevi, riscaldamento ridotto (di poco), luci spente per qualche ora. Tante ancora ne inventeremo, la fantasia non ci manca. E neanche una punta di compiaciuto masochismo. Il nostro Nobel della fisica Giorgio Parisi, onore al merito, propone di fare cuocere gli spaghetti a fuoco spento dopo l’ebollizione. Rischiamo però di non avere gli spaghetti, perché Putin minaccia di bloccare anche la via del grano. Poco male: con l’aiuto di qualche altro Nobel riusciremo a cuocere la pasta senza pasta e il pane senza pane. Non gli daremo, a quel paraterga del Cremlino, la soddisfazione di vederci morire di freddo e di fame in fila alla Caritas internazionale. Per scaldarci useremo i bracieri a carbone e per sfamarci mangeremo caviale.

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