S e oggi non fosse Pasqua ma Natale avremmo da risolvere un caso parapolitico internazionale. Con la diplomazia di questi tempi, che fa acqua come uno scolapasta, esploderebbero castagnole; che non sono bombe, ma fanno tanto rumore. Un siparietto comico dentro la tragedia, come si usava una volta a teatro. Dopo il pianto, il riso. Ad accostare la sciagura della guerra alla farsa è la richiesta di distruggere o rimuovere la statua di San Nicola che fronteggia l’omonima cattedrale di Bari, città di cui è il Santo Patrono. Motivo: è un dono di Putin, omaggio di vent’anni fa in onore del vescovo greco venerato anche dalla Chiesa ortodossa russa. Sulla proposta i politici locali dell’arcobaleno costituzionale gareggiano a chi è più antiputiniano. Nella foga c’è chi sostiene, citando un’antica diceria, che il Santo non è mai esistito. Così tutto si complica. Perché, per bizzarre concatenazioni di Storia Minore, San Nicola è diventato Santa Claus, concorrente di Babbo Natale nei paesi nordici. Intoccabile per i grandi, che vi si identificano, e per i piccini che ne implorano i doni. Epurarlo aprirebbe una contesa tra Nord e Sud: eserciti in campo, bombe di acquasanta, aspersori invece dei cannoni. L’augurio di oggi è che d’ora in poi le guerre si combattano solo con queste armi improprie. Buona Pasqua.

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