L ’Ansa ieri informava che “la cucina italiana è la candidata ufficiale del governo italiano come patrimonio dell’umanità Unesco su proposta dei ministri dell’Agricoltura e sovranità alimentare Francesco Lollobrigida e della Cultura Gennaro Sangiuliano”.

Tanto per cominciare suona schizofrenico un ministero che tutela arcignamente la “sovranità alimentare” e poi propone ammiccante il nostro cibo all’umanità come patrimonio comune. Secondo punto: lo vogliamo dire che questa storia del patrimonio Unesco ha scocciato? Un tempo aveva un senso di promozione culturale e di tutela, oltre che evidentemente di brand turistico-commerciale. Ma da qualche tempo è una medaglietta obbligatoria: sarà bello il tuo tramonto ma voglio un riconoscimento anche per il mio paesaggio, sarà buona la pizza ma come il porcetto non ce n’è eccetera, come in una contesa campagnola su chi fa il vino migliore. A forza di raccontare il mondo come un villaggio globale lo abbiamo fatto diventare un paesotto. Ma soprattutto, terzo punto, è una bugia: patrimonio dell’umanità vuol dire che di una cosa tutti possono gioire. Invece della cucina italiana gioisce chi se la può permettere. C’è gente che affoga a pochi metri da casa nostra mentre tenta di sfuggire alla fame. Se non riusciamo a restare umani, cerchiamo di essere almeno seri.

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