Perché la notte tra il 16 e il 17 gennaio in diversi paesi della Sardegna si accendono dei grandi falò?

Tutto deriva da una leggenda sarda, una sorta di rivisitazione del mito di Prometeo che rubò il fuoco agli Dei e che vede come protagonisti Sant’Antonio Abate e il suo maialino.

L’uomo era ancora costretto a dover sopravvivere al freddo quando Sant’Antonio andò con il suo porcellino verso le porte dell’inferno per chiedere un po’ di fuoco. I diavoli gli dissero di no, uno si mise persino di traverso davanti all’apertura per non farlo passare: ma il maialino sgattaiolò via e creò un gran trambusto negli inferi, con i diavoli che correvano da una parte all’altra ma non riuscivano ad afferrarlo.

Così il diavolo fu costretto a far entrare il Santo affinché riprendesse il maialino. Sant’Antonio aveva con sé un bastone di ferula (pianta erbacea che a contatto col fuoco si annerisce ma non brucia) e, approfittando del trambusto, riuscì ad avvicinarlo alla brace, “rubando” così il fuoco. Poi richiamò il suo maialino e uscì. Quindi, una volta sulla terra, gli bastò soffiare sul bastone per farne scaturire delle scintille che si sparsero per tutta la terra, donando così il fuoco agli uomini.

Per questo nella notte tra il 16 e il 17 gennaio si accendono dei grandi falò in onore di Sant’Antonio.

Un vecchio detto sardo per ricordare questa impresa è: «Fogu, fogu po su logu. Linna, linna po sa Sardigna».

(Unioneonline/L)

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