Il 24 giugno si celebra la festa di San Giovanni Battista, una ricorrenza ancora oggi molto sentita in Sardegna, che si snoda in una lunga serie di eventi che in alcuni casi si concludono il 29 agosto, data che coincide con la decapitazione e il martirio del Santo.

I festeggiamenti di solito si aprono il 21 giugno (giorno del solstizio d’estate) con i fuochi e si chiudono il 29 giugno con la festa dei Santi Pietro e Paolo.

Il culto di San Giovanni Battista e il solstizio d’estate

Nell’Isola il culto di San Giovanni Battista è molto sentito, anche per via del suo ruolo di protettore dei contadini e dell’agricoltura. A Oristano e Sassari il Santo è considerato protettore del Gremio dei Contadini e la sua figura si lega a manifestazioni come la Sartiglia e i Candelieri.

Il culto di San Giovanni è molto legato al solstizio d’estate del 21 giugno, quando il giorno è più lungo della notte e il sole raggiunge la sua massima inclinazione nel cielo. Tradizioni pagane e cristiane si legano a doppio filo, di qui i fuochi, il cui scopo è quello di dare più forza al Sole, che a partire da quel giorno diventa sempre più debole perché le giornate iniziano ad accorciarsi sempre più fino al solstizio d’inverno.

Fede e tradizioni contadine ancestrali dunque si fondono in quella che è una delle feste più sentite nell’Isola.

L’antico rituale dei fuochi di San Giovanni in Sardegna

Gli antichi celebravano questo doppio avvenimento (solstizio e San Giovanni) con l’accensione di grandi fuochi (Qui vi parliamo di altri fuochi molto sentiti nell’Isola, quelli di Sant’Antonio Abate), un momento molto importante per la comunità. Trovarsi attorno al fuoco non serviva solo a propiziare i raccolti, ma anche a suggellare i rapporti di amicizia o d’amore, saltando il fuoco.

Una notte magica che era considerata anche quella ideale per raccogliere erbe come iperico, elicriso, lavanda, timo, salva, menta, rosmarino e preparare l’acqua da usare l’indomani per lavarsi e purificarsi scacciando il malocchio. Fino a poco più di un secolo fa in alcune zone dell’Isola l’acqua veniva benedetta dai sacerdoti e usata dalle famiglie nel corso dell’anno per alleviare alcune malattie.

Durante la festa venivano sanciti i rapporti di “gommai” e “compari” (comare e compare), un legame simile a quello dei testimoni di nozze o dei padrini di battesimo, in grado di durare per tutta la vita. Questo antico rituale è raccontato anche da Grazia Deledda nel romanzo “Marianna Sirca”. Attorno al fuoco gli uomini erano anche chiamati a mostrare il loro effettivo interesse nei confronti delle donne. L’uomo che voleva chiedere la mano di una ragazza saltava il fuoco per dimostrare il suo coraggio e le sue intenzioni.

Tradizioni solidissime nelle vecchie comunità agropastorali della Sardegna, in cui la terra era al centro dell’economia. Rituali che con il cristianesimo si sono trasformati, ma sono riusciti ad arrivare sino ai giorni nostri.

Quando e dove si festeggia: le celebrazioni in Sardegna

La festa è molto sentita in particolare nel Nord Sardegna. Ad Alghero sono previsti tre giorni ricchi di eventi in spiaggia tra il 21 e il 23 giugno. A Sassari la festa si svolge il 28 e 29 giugno con tanti imperdibili eventi e musica dal vivo, previsto anche un concerto di Anna Tatangelo.

A Macomer si festeggia la notte tra il 23 e il 24 nell’area archeologica di Tamuli, a Siamaggiore l’appuntamento è per il 22 e 23 giugno, a Erula il 23 nella frazione di Sa Mela dove si trova la chiesa dedicata al Santo. E festeggiamenti sono previsti anche a Sedilo, Ittiri, Bono, Castelsardo, Bonorva, Ozieri, Sennori, Benetutti, Laerru, Nulvi, Mores, Pattada, Pozzomaggiore, Siligo, Uri, Villanova Monteleone.

(Unioneonline/L)

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