Rebeccu, il borgo sospeso tra storia e leggenda
Arroccato su un costone roccioso con lo sguardo rivolto verso la piana di Santa LuciaPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
C’è un luogo in Sardegna dove il tempo sembra essersi fermato, un luogo avvolto nel silenzio e nelle ombre delle sue storie antiche che va ascoltato. Rebeccu, nel cuore del Logudoro, nel nord-ovest dell’Isola, è un borgo dove storia e leggenda si intrecciano in un’atmosfera ricca di fascino e mistero.
Arroccato su un costone roccioso del Meilogu, con lo sguardo rivolto verso la piana di Santa Lucia, Rebeccu è oggi quasi disabitato, popolato solo dai racconti che lo hanno reso immortale.
Un tempo, però, era il centro della curatoria di Costavalle e un crocevia strategico tra i giudicati di Arborea e Torres. Oggi, le sue poche case in pietra, alcune restaurate, la piccola chiesa e il cimitero sconsacrato creano un’atmosfera che oscilla tra il suggestivo e l’inquietante, soprattutto se si presta ascolto alle leggende che qui riecheggiano da secoli.
La più celebre è quella di Donoria, la principessa-strega figlia del feudatario Beccu. Accusata di stregoneria, fu cacciata dal villaggio, mentre la sua dimora veniva data alle fiamme. Nell’addio, legata a un mulo, Donoria lanciò la “maledizione delle trenta case”: Rebeccu non avrebbe mai avuto più di trenta abitazioni. Si racconta che anche suo padre, accecato dall’ira, aveva maledetto il paese, avvelenando le fonti d’acqua. Da allora, il borgo visse un lento declino, fino a essere quasi del tutto abbandonato.
La storia ci dice che nel 1353 un distaccamento catalano proveniente da Alghero lo rase al suolo, sterminando la popolazione per provocare la reazione del giudicato d’Arborea. Eppure, pochi decenni dopo, proprio qui, nella piccola chiesa del borgo, Eleonora d’Arborea firmò un trattato di pace con il re d’Aragona.
Oggi, passeggiare per le sue stradine lastricate significa entrare in un’altra dimensione. Il silenzio assoluto, le case in pietra, la sensazione di trovarsi sospesi tra passato e presente fanno di Rebeccu un luogo fuori dal tempo. Non a caso, il borgo è stato scelto più volte come scenografia per film e servizi fotografici, grazie alla sua straordinaria atmosfera evocativa.
A meno di un chilometro c’è un altro gioiello da esplorare: la chiesa di San Lorenzo. Con le sue pietre di calcare bianco e basalto nero, che le conferiscono una suggestiva bicromia, questa chiesa romanica custodisce un passato affascinante. Al suo interno è stato ritrovato un sigillo appartenuto a Barisone II, traccia di un’epoca in cui la Sardegna era un mosaico di poteri e alleanze.
Nei dintorni di Rebeccu, la fonte sacra di Su Lumarzu è un ulteriore tesoro da scoprire. Questo monumento nuragico, perfettamente conservato, custodisce ancora la sua sorgente sacra, testimone di antichi rituali e di un culto dell’acqua che affonda le radici nella notte dei tempi.
Rebeccu è oggi un angolo di Sardegna dove la storia si fa leggenda e la leggenda si fa eterno richiamo. Un luogo da visitare con occhi curiosi, pronti a lasciarsi trasportare dal fascino di un passato che continua a sussurrare tra le sue pietre antiche.