"Io sono stato il primo ad essere severo con me stesso e amareggiato. Ma negli ultimi tempi qualcosa è cambiato. I due mesi dopo l'ennesima delusione dell'ultima Vuelta sono stati i peggiori. Momenti brutti brutti. Poi, la svolta. Ho fatto un 'reset' mentale. Sono ripartito".

L'ipse dixit è di Fabio Aru, che alla vigilia del suo trentesimo compleanno (è nato il 3 luglio 1990), ha deciso di fare il punto sulla sua carriera, parlando di passato e di futuro.

"Tre anni senza vittorie sono tanti, cercare scuse non è da me - ha spiegato in un'intervista alla Gazzetta dello Sport - ma non ho combinato niente. Sono stato a un livello che non mi appartiene. Per tanti corridori arrivare nei primi 15 a un Tour de France sarebbe un ottimo risultato. Per me non lo è stato".

Il ciclista sardo ha anche parlato del suo ingaggio alla Uae-Emirates. "Se c'è una cosa che non mi possono dire - dice - è che non sia professionale. Se non avessi dimostrato quanto valevo, non sarei mai arrivato a certi livelli, di risultati ma anche economici. Bisogna essere obiettivi: nessuno mi ha regalato niente. Poi, obiettivo lo sono pure io: non ho reso".

Ma "in questi mesi non ho pensato troppo, mi sono concentrato sulla bici, sugli allenamenti, sul programma".

Tutto sommato, conclude Aru, "mi sento calmo, tranquillo. Ci sono stati anche tanti errori miei e non solo miei. Un mix di cose. Ma ora ciò che voglio è solo essere al mio livello, quello che ho già dimostrato".

(Unioneonline/l.f.)
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