L'America's Cup è il più prestigioso trofeo della vela, ma soprattutto il più antico trofeo sportivo del mondo con i suoi quasi 170 anni di storia. La "Coppa delle Cento ghinee" - si chiama così per il costo d'acquisto del trofeo - viene messa in palio per la prima volta in Inghilterra il 22 agosto 1851: in campo ci sono 14 imbarcazioni del Royal Yacht Squadron e una del New York Yacht Club, l'America.

L'IRRITAZIONE DELLA REGINA. Campo di regata è il mare attorno all'Isola di Wight: America vince con 8 minuti di distacco sulla seconda barca in classifica, la britannica Aurora, aggiudicandosi la coppa messa in palio per celebrare la prima esposizione universale di Londra. La regina Vittoria, irritata dal successo americano, avrebbe subito chiesto quale barca fosse giunta seconda: "There is no second, your Majesty", la risposta degli organizzatori per quello che diventerà il motto simbolo della competizione: "Non c'è secondo".

UNA STORIA AMERICANA. Da quel momento la brocca d'argento si trasferisce negli Stati Uniti: parte così la caccia degli inglesi per la riconquista, ma il New York yacht club resta imbattuto per un'eternità, nonostante 25 assalti in 132 anni: da qui il mito e il nome America's Cup per celebrare la leadership statunitense. Con un dettaglio che ha il sapore della sfida infinita: gli inglesi non sono ancora riusciti a riportare la coppa a casa. Leggendari sono i tentativi falliti del re del tè, lo scozzese Thomas Lipton, che organizza cinque sfide tra il 1899 e il 1930, con gli yacht chiamati Shamrock. Dopo la Seconda guerra mondiale viene introdotta la classe 12 metri. L'imbattibilità del New York Yacht club continua per altre otto difese del trofeo, dal 1958 al 1980. Famose anche le sfide di Alan Bond, eccentrico manager australiano che tenta l'assalto alla coppa dal 1974 al 1980.

L'ORA DI AZZURRA. Proprio gli australiani - subito dopo, nel 1983 - fanno cadere l'imbattibilità americana: quell'anno sono sei i "sindacati" che lanciano la sfida alla coppa. Nasce la Louis Vuitton Cup per decidere chi è lo sfidante definitivo. In campo c'è anche, per la prima volta, una barca italiana. È sarda - Azzurra - schierata dallo Yacht Club Costa Smeralda. Progettata dallo studio Vallicelli di Roma viene affidata allo skipper Cino Ricci e al timoniere Mauro Pelaschier. Arriva terza nella competizione degli sfidanti, ma scatena l'entusiasmo del pubblico italiano, che per la prima volta conosce da vicino il fascino dell'America's Cup. Gli australiani si presentano con uno yacht del Royal Perth Yacht Club, progettato da Ben Lexcen e timonato da John Bertrand: Australia II ha una chiglia sconosciuta con le rivoluzionarie "alette" che diventano la chiave della vittoria. Finisce 4-3 dopo sette regate, si spezza l'imbattibilità statunitense durata 132 anni.

Il trofeo simbolo dell'America's Cup esposto a San Francisco (archivio L'Unione Sarda)
Il trofeo simbolo dell'America's Cup esposto a San Francisco (archivio L'Unione Sarda)
Il trofeo simbolo dell'America's Cup esposto a San Francisco (archivio L'Unione Sarda)

COPPA ITINERANTE. Da quel momento il trofeo comincia a spostarsi da un continente all'altro. Dennis Conner, sconfitto nel 1983, si riprende la coppa quattro anni dopo con lo yacht Stars and Stripes, in rappresentanza del "San Diego Yacht Club". Nell'edizione del 1988 le barche italiane sono due: c'è ancora Azzurra, che arriverà undicesima su tredici sfidanti, e Italia che farà leggermente meglio, col suo settimo posto. La sfida del 1988 vede ancora vincenti gli americani, anche se c'è una lunga disputa in tribunale con la Nuova Zelanda sulle regole e le dimensioni degli yacht.

IL MORO DI VENEZIA. Nel 1992 l'Italia comincia a fare sul serio col progetto del Moro di Venezia, voluto da Raul Gardini. Il "sindacato" nato sulle rive dell'Adriatico compie l'impresa di battere New Zealand e di conquistare la Louis Vuitton Cup, la competizione degli "sfidanti". E' la prima imbarcazione non anglofona ad accarezzare il sogno della Coppa America in 141 di storia. Al timone c'è Paul Cayard, espertissimo velista statunitense: ma non basta per arrivare al risultato più prestigioso. Nelle sfide della finalissima, nelle acque di San Diego, il Moro si dovrà inchinare davanti alla prova di forza di America.

LUNA ROSSA. Nel 1995 inizia la leggenda del team neozelandese di Russell Coutts che, al timone di Black Magic, si sbarazza degli sfidanti e poi affonda con un secco 5-0 Young America di Dennis Conner. Nell'edizione del 2000 l'Italia torna alla ribalta. Nelle acque di Auckland compare per la prima volta il team Prada con Luna Rossa. La barca dello Yacht Club di Punta Ala - condotta dallo skipper napoletano Francesco De Angelis - conquista la Louis Vuitton Cup (contro l'ex azzurro Paul Cayard) e si presenta alla sfida finale davanti al team New Zealand di Russell Coutts. Gli italiani perdono, la sempre più leggendaria coppa resta in Oceania.

Il testa a testa tra Alinghi e Oracle nel 2003 (Ansa)
Il testa a testa tra Alinghi e Oracle nel 2003 (Ansa)
Il testa a testa tra Alinghi e Oracle nel 2003 (Ansa)

IL TROFEO IN SVIZZERA. Il colpo di scena arriva nel 2003, quando la brocca d'argento torna per la prima volta in Europa. Al timone c'è ancora Coutts, che stavolta gareggia per una barca svizzera. È il progetto vincente di Ernesto Bertarelli, italiano di nascita, a imporsi in una delle più epiche sfide dell'America's Cup. Alinghi sconfigge New Zealand, il trofeo più importante della storia delle vela arriva a Ginevra. Alinghi riuscirà anche a difendere la coppa nel 2007, quando la sfida arriva nelle acque spagnole di Valencia, per l'evidente impossibilità della Svizzera di ospitare la competizione. Nel 2010 - in quella che diventerà più una sfida di carte legali - gli Stati Uniti riescono a riportare l'America's Cup a casa dopo quasi vent'anni. Stavolta tocca a Oracle di San Francisco mettersi in bacheca il trofeo, imponendosi su Alinghi. Nel 2013 è ancora vincente lo Yacht club Golden Gate contro i soliti neozelandesi. La sfida si ripete nel 2017, ma stavolta New Zealand torna a casa con la coppa, riportandosi ad Auckland la Coppa delle Cento ghinee.

UN SOGNO SARDO. Il resto è cronaca che porta un pezzo di sogno in Sardegna, tra le acque perfette del Golfo degli Angeli. Purtroppo la chance di Cagliari di affacciarsi alla ribalta prestigiosa del torneo velico più importante del mondo sbatte contro l'incubo Covid. La primavera di gare delle "World Series", con le tappe di avvicinamento ad Auckland 2021, salta per aria. Due mesi di stop agli allenamenti, la competizione cancellata, poi la nuova speranza. A metà maggio Luna Rossa torna in acqua, dando vita a una giornata spettacolare tra le onde del Golfo. È il segno della liberazione, della vita che ricomincia: l'Ac 75 timonato da Max Sirena riparte per l'avventura verso la Coppa delle cento ghinee: "L'annullamento delle gare ci ha fatto male - è il commento a caldo dello skipper romagnolo - ma è stata la scelta obbligata davanti a un'emergenza gigantesca come quella del virus".

VERSO AUCKLAND. Ma ora è già tempo di guardare avanti: Luna Rossa ha le carte in regola per giocarsi sino alla fine la sfida alla Coppa Prada prima (ha preso il posto della Louis Vuitton Cup) e dell'America's Cup poi. Se la barca italiana riuscisse a infrangere il tabù di un trofeo mai arrivato da queste parti, allora Cagliari e il suo golfo magico potrebbero davvero sognare in grande: chi vince l'America's Cup sceglie le regole e soprattutto il campo di gara per l'edizione successiva.
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