Sono due i concetti chiave che hanno chiuso, all'alba di oggi, in contemporanea mondiale, dopo nove anni, l'acclamata serie televisiva "Game of Thrones" (Il Trono di Spade) e li esprime entrambi Tyrion Lannister, ex re dei bordelli e delle taverne, che compie lungo otto stagioni una strabiliante crescita verso la saggezza. Il primo: chi meglio conosce il passato, meglio può costruire il futuro. Il secondo: "Non c'è nulla al mondo più forte di una buona storia". Il resto della riflessione ha molto a che vedere con la trama. Dunque, per chi non ha ancora visto la puntata di chiusura su Sky, e si affiderà alla messa in onda italiana di questa sera, la lettura si deve chiudere qui.

Avevamo lasciato la regina Daenerys in preda alla rabbia distruttrice su Approdo del Re. Popolazione sterminata, città rasa al suolo. Molti spettatori hanno trovato questo improvviso cambio di passo (da liberatrice a despota) come repentino e non credibile. Eppure i semi della sua smania di potere erano stati evidenziati in maniera chiara almeno nelle ultime tre puntate.

Ma è ancora una volta Tyrion a farci notare, in questo capitolo conclusivo, come sia sempre stata una sanguinaria. Fino dalle prime narrazioni. Solo che sin quando faceva carne da macello del fronte che a noi sembrava avverso, tutto andava bene, tutto era giustificabile. Anche le peggiori atrocità. La serie ci ha insegnato che tutti i tiranni possono commettere le più gravi nefandezze ma alla fine raccolgono ciò che seminano. Morte.

E alla fine la morte arriva anche per Daenerys Targaryen per mano di chi più l'ha amata. Quel Jon Snow di sangue Targaryen su cui non potrà abbattersi la furia del drago superstite. La ragione di Stato sovrasta quella del cuore. Chi sale dunque a governare sui Sette Regni? Chi conosce la storia e non potrà ripeterne gli errori.

Dunque, il ragazzo sulla sedia a rotelle. Chi il suo fidato consigliere? Un altro uomo punito nel fisico (sin dalla nascita), deriso e non amato, un nano. Questo perché il mondo sarà degli ultimi? Dopo tanto soffrire, dopo tanta macelleria, sì, accade. Ed ecco diventare sovrano Brandon Stark (al suo fianco Tyrion Lannister) che non cederà il trono per osmosi sanguigna ma per elezione dei Lord di tutte le casate. Che è già un passo avanti rispetto alla monarchia assoluta.

I Sette Regni diventano però sei perché il Nord (nazione negata) finalmente avrà la sua indipendenza. Scozia, Sardegna, Paesi Baschi? Ognuno ci veda ciò che vuole. Finisce così. Il resto, ogni singolo destino di ogni personaggio superstite, lo sapete già se siete giunti sino a qui nella lettura. Vi è piaciuto, non vi è piaciuto? I gusti sono gusti. Per gli addetti ai lavori, lapidaria una frase rilasciata a Robinson dai due sceneggiatori Benioff e Weiss: "La soddisfazione del pubblico è sopravvalutata, quel che conta è che il pubblico si appassioni".
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