«Iniziamo la riabilitazione nei primissimi giorni anche nei pazienti in stato di coma, perché vi è evidenza che ciò determini migliori risultati». A illustrare con un esempio i benefici della cosiddetta "early rehabilitation" è Gildo Motroni, direttore dell’Unità Operativa Complessa di Recupero e Riabilitazione Funzionale. La riabilitazione che svolge l’Unità Complessa all’interno dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Sassari riguarda i campi più disparati, perché l’AOU sassarese è l’hub di secondo livello per il nord Sardegna, dove si concentrano tutte le patologie complesse, quindi politraumi, gravi lesioni cerebrali, ictus, tumori, grandi ustionati, oltre agli interventi chirurgici complessi e le patologie dell’età evolutiva.

Gildo Motroni spiega: «Per riabilitazione si intende il processo che tende a minimizzare gli esiti di patologie ed eventi altamente invalidanti e quindi a dare la migliore qualità possibile di vita, lo stato di miglior benessere alla persona nella sua interezza. Prendere subito in carico un paziente per la riabilitazione precoce velocizza e migliora il recupero, sia dal punto di vista della motricità, sia da quello cognitivo. Poter operare all’interno dell’azienda ospedalerio-universitaria consente di poter sfruttare la multidisciplinarietà».

L’Unita Operativa Complessa di Recupero e Riabilitazione Funzionale svolge questo lavoro e anche una preziosa azione di consulenza nei diversi reparti, grazie a 6 medici, 26 fisioterapisti, una logopedista (dovrebbe aggiungersene un’altra a breve) e 3 infermieri.

La riabilitazione è fondamentale già dai primissimi giorni dopo un evento acuto altamente disabilitante. Intuitivi i benefici sulla frattura del femore negli anziani, che vengono mobilizzati entro 24 ore dall’intervento e che si cerca di verticalizzare il prima possibile, perché sono a rischio di perdita dell’autonomia deambulatoria. Meno intuitivi i vantaggi in altri casi. Si è visto ad esempio che trattare un paziente con una grave cerebrolesione quando ancora si trova in uno stato di coma, spontaneo o farmacologico, porta dopo sei mesi ad un risultato migliore.

C’è anche l’aspetto psicologico, come ad esempio nel paziente oncologico. Sottolinea Gildo Motroni: «Noi agiamo di concerto con la struttura di Psicologia Ospedaliera dell’AOU permettendo così una presa in carico olistica del paziente. Solo l’anno scorso abbiamo visitato 300 donne operate al seno. Una parte di loro ha fatto fisioterapia per le limitazioni alla spalla, il recupero della cicatrice e il trattamento del linfedema». La creazione di un reparto dotato di letti per la riabilitazione intensiva, così come previsto dalla rete ospedaliera, permetterebbe il completamento di questo percorso per tutte queste patologie nelle forme più complesse.
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