Conte alle 12 sale al Colle per presentare le dimissioni. Si apre così formalmente la crisi al buio nata dalle dimissioni di Bellanova, Bonetti e Scalfarotto, gli esponenti di governo di Italia viva.

Il premier avrebbe preferito evitare, ma si è dovuto arrendere alle pressioni di Pd e M5S e all'evidenza dei numeri. Una sconfitta al Senato sulla relazione del ministro Bonafede gli sbarrerebbe la strada del Conte ter. Quindi meglio aprire una crisi "pilotata" - tante ce ne sono state nella storia della Repubblica - per puntare al reincarico.

Pd, M5S e LeU gli garantiscono che faranno da scudo, indicando il suo nome nella fase che si aprirà con le consultazioni al Quirinale. Ma Conte sa bene che le sue dimissioni cambiano le carte in tavola: se prima era "o Conte o il voto" ora è "o Conte o un nuovo governo".

L'inquilino di Palazzo Chigi teme l'ennesima trappola di Matteo Renzi. Da Italia Viva fanno sapere che "se Conte non pone veti, la nostra delegazione non porrà veti su di lui". Ma i retroscena si sprecano, e parlano di un Renzi che punta sul nome di Luigi Di Maio alla presidenza del Consiglio per spaccare il Pd e portare alcuni dem dalla sua parte.

LE ALTERNATIVE - Sergio Mattarella si trova così a gestire una crisi di governo che si apre in un momento delicatissimo per il Paese. Le consultazioni con i gruppi di maggioranza e opposizione partiranno mercoledì. Saranno rapide ma "vere", per verificare se ci siano davvero i margini per un reincarico.

Fondamentale per Conte è la tenuta dei suoi "azionisti" di maggioranza: M5S, Pd e LeU, che non devono cedere alle lusinghe (oltre a Di Maio si fanno anche i nomi di Franceschini e Guerini). Ma siccome i loro numeri da soli non bastano, bisogna capire se anche Italia Viva farà il nome del premier uscente. E se lo faranno i "responsabili", da Maie al Centro democratico, senza perdere d'occhio le mosse in extremis di Forza Italia e Udc.

Conte ne è consapevole: con le sue dimissioni si apre un'altra partita. La priorità - anche per Pd e M5S - non è più mantenere l'avvocato pugliese a Palazzo Chigi, ma evitare il voto. E ogni nome è buono, se su quello di Conte non si riesce a trovare la maggioranza necessaria.

Alternativa al governo politico sono le larghe intese, e qui circolano i soliti nomi, da Draghi a Cottarelli passando per Cartabia. Larghe intese che non solo Pd e M5S, ma anche Lega e Fratelli d'Italia respingono con forza. A parole.

Nel centrodestra emergono due linee diverse. Da Forza Italia che chiede un esecutivo di larghe intese a Fratelli d'Italia che vuole solo le urne (Giorgia Meloni avrebbe solo da guadagnare, vista l'enorme crescita di consensi dal voto del 2018 ad oggi). In mezzo la Lega di Matteo Salvini, che chiede nuove elezioni ma potrebbe essere disponibile a un governo di larghe intese per affrontare questa delicatissima fase.

(Unioneonline/L)
© Riproduzione riservata