Come Paolo, folgorato sulla via di Damasco, Christian Solinas, Governatore della Sardegna, improvvisamente ci ripensa, e appena all’ “indomani” della sua partecipazione Tv a “Non è l’Arena”, ospite di Massimo Giletti, ha deciso di ammorbidire la sua posizione affermando la sola necessità di “filtri per una riapertura sicura”, in assenza di “discriminazioni”.

Eppure, non più tardi della domenica appena trascorsa, proprio nel corso della richiamata trasmissione, si faceva lecito di portare avanti la sua linea rigorista contro tutto e contro tutti dichiarando, per un verso, e curiosamente, di non voler assumere un atteggiamento interdittivo nei confronti dei lombardi, e precisando, per l’altro verso, incalzato dal pressing delle domande del giornalista, che per passaporto sanitario doveva intendersi nè più nè meno che una certificazione di negatività.

Stando alla cronaca recentissima, invece, non solo “per venire in Sardegna tutti i turisti potranno (semplicemente) prenotare” per essere “accolti a braccia aperte”, ma addirittura, chiunque decida di sottoporsi al test Covid – 19, potrebbe ottenere, a titolo di riconoscimento, un “piccolo voucher, da poter utilizzare durante la permanenza estiva”. Che dire: il trascorrere delle notti avrà portato consiglio.

Personalmente, e cautamente, me ne rallegro, ma gli interrogativi si affollano prepotenti nella mente. Dove è finita l’idea balzana, e totalmente estemporanea, sulla necessità, evidentemente non tanto impellente, del decantato, quanto inesistente, passaporto sanitario per poter approdare in Sardegna? E quella sul certificato di negatività? Perché ostinarsi per giorni e giorni a contrapporre una linea politica insensata alla logica naturale che la circostanza contingente avrebbe fin da principio imposto e meritato? Pura e semplice vetrina politica, ferma convinzione, o oggettiva difficoltà a riconoscere l’inutilità della propria posizione sul punto e conseguente imbarazzo nel riconoscere di dover ritornare sui propri passi? Perché ostinarsi a voler perseguire una sorta di “politica difensiva”, arroccandosi in posizioni certamente comode e probabilmente deresponsabilizzanti, ma decisamente inefficaci, per non voler dire disastrose, sul piano economico e sociale? Quale irrinunciabile vantaggio si sperava, e si spera, di poter conseguire, nel pretendere di porre in essere una incomprensibile, quanto utopistica, politica di strettissima selezione degli arrivi, da perseguirsi attraverso il controllo sanitario del popolo dei vacanzieri in totale dispregio di qualsivoglia concreta valutazione sull’impatto devastante che una posizione di tal fatta avrebbe avuto, e potrebbe avere, sulla stagione turistica?

Sarà forse stato l’altolà dell’alleato padano a far desistere il nostro Governatore, ora “sorvegliato speciale”, sembrerebbe, da parte di Eugenio Zoffili, appositamente inviato in Sardegna per ristabilire gli equilibri interni all’alleanza sardo-leghista? Mistero della Fede, sarebbe il caso di esclamare, anche se, ad onor del vero, troppo mistero forse non v’è. Fatto sta ed è, invece, secondo il mio sommesso avviso, che comunque si voglia considerare l’atteggiamento della Regione Sardegna nell’avvicendarsi delle polemiche susseguitesi durante il periodo appena trascorso, il riflesso all’esterno dell’inconsistente “balletto mediatico”, cui nostro malgrado abbiamo assistito con non poca apprensione, rischia seriamente di non essere affatto positivo, per la semplice quanto dirimente circostanza, che quello stesso “balletto” ha contribuito ad offrire, al resto del Paese, l’immagine di una regia gestionale isolana tanto disorientata quanto affannata nella ricerca spasmodica del perseguimento dell’irraggiungibile “rischio 0”. Intanto, perché l’aver voluto insistere pervicacemente, peraltro praticamente “in solitaria”, salvo qualche altra sporadica voce, sulla necessità della produzione di una documentazione sanitaria clamorosamente bocciata dalla stessa Unione Europea per essere inidonea, quand’anche ipoteticamente esistente, a rendere le informazioni pretese in considerazione dell’impossibilità assoluta di rinvenire basi scientifiche utili a rendere veritiera, e quindi clinicamente attendibile, qualsivoglia dichiarazione di intervenuta immunità, è servito unicamente a far emergere, e aggiungo purtroppo, la gravissima assenza di pragmatismo da parte di una Regione, quale appunto la Sardegna, che più di ogni altra, avrebbe invece disperato bisogno di poter fare affidamento sul senso pratico dei suoi governanti e sulla loro capacità di assicurare una serena ripartenza all’insegna del cauto ottimismo e dell’utile riorganizzazione delle condizioni dell’esistenza e del lavoro proprio in questa fase delicatissima di “convivenza” con il virus alla quale non possiamo, né vogliamo, sottrarci.

Quindi, perché, quand’anche si volesse ritenere, ma l’ipotesi è solo argomentativa, che l’incomprensibile oltranzismo del Governatore, manifestato nel pretendere l’ “inverosimile” e nel richiedere l’ “inconseguibile”, fosse unicamente dettato dall’esigenza dei sardisti, probabilmente in astratto oltremodo comprensibile, di prendere le distanze dall’alleato padano, comodo ed utile in tempo di urne, ma lontano anni luce dal popolo sardo per obiettivi ed interessi da perseguire, tuttavia, nel caso specifico, quella secondaria esigenza di carattere squisitamente politico, laddove veramente esistente, avrebbe dovuto cedere il passo di fronte all’altra primaria esigenza di assicurare una effettiva ripartenza economica “garantita” alle realtà produttive regionali, il cui perseguimento, peraltro, avrebbe imposto di evitare accuratamente antipatiche esternazioni rigoriste che, per quanto “ambiziose”, si fa per dire, sul piano degli intenti, hanno avuto il solo effetto di provocare inopportune incomprensioni tra Regioni già oltremodo provate dall’impatto devastante del virus, e che altro non desiderano, alla pari di tutti noi, se non tornare ad una parvenza di accettabile normalità.

Infine, perché continuare ad assumere un atteggiamento di ostinata chiusura verso l’esterno, nel preteso tentativo di impedire il diffondersi di una nuova ondata di contagi attraverso il rilascio di garanzie inesistenti e/o comunque inutili, avrebbe avuto, come di fatto avrebbe, il solo effetto di indicizzare e stigmatizzare la mancanza di lungimiranza ed iniziativa politico/gestionale da parte del governo regionale il quale, a ben considerare, dovrebbe avere quale obiettivo primario la riorganizzazione ed il rafforzamento della sanità territoriale nel migliore interesse del popolo sardo, la cui tutela, all’evidenza, non può in alcun modo essere lasciata al caso.

Giuseppina Di Salvatore
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