Nessun colpo di scena: la manovra non cambia.

Nella versione rivista del Documento Programmatico di Bilancio (DPB) 2019 inviata ieri notte dal ministro dell'Economia e delle Finanze, Giovanni Tria, alla Commissione europea, rispettando la deadline imposta da Bruxelles - come annunciato più volte dai vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio nei giorni scorsi - non ci sono le modifiche sostanziali rispetto alla bozza inviata - e bocciata - dall'Ue lo scorso 23 ottobre.

Il motivo è spiegato nella lettera di accompagnamento al Documento Programmatico di Bilancio (DPB) 2019, che illustra la strategia dell'esecutivo guidato da Giuseppe Conte: "Il governo", si legge nel testo, "conferma l'impegno a mantenere i saldi di finanza pubblica entro la misura indicata nel documento di programmazione, rispettando le autorizzazioni parlamentari. In particolare, il livello del deficit al 2,4% del Pil per il 2019 sarà considerato un limite invalicabile".

"Il governo ritiene che le ragioni" dell'impostazione della manovra "mantengano tutta la loro validità anche dopo aver attentamente valutato" i rilievi Ue, scrive ancora il titolare del Mef.

"Il governo conferma l'impegno a mantenere i saldi di finanza pubblica entro la misura indicata nel documento di programmazione - assicura il ministro - rispettando le autorizzazioni parlamentari", e "l'indebitamento netto sarà conseguentemente sottoposto a costante monitoraggio, verificando sia la coerenza del quadro macroeconomico" sia "l'andamento delle entrate e delle spese".

Unica concessione a Bruxelles - e novità principale introdotta nella nuova bozza - l'impegno preso dall'esecutivo di far scendere il rapporto debito/Pil al 126% nel 2021 attraverso a un piano di privatizzazioni del patrimonio pubblico.

"Tenuto conto di tali introiti - si legge ancora nel documento - e del loro impatto anche in termini di minori emissioni di debito sul mercato, e quindi minori interessi, la discesa del rapporto debito/Pil sarebbe ancora più marcata e pari a 0,3 punti quest'anno: 1,7 punti nel 2019, 1,9 nel 2020 e 1,4 nel 2021".

COSA SUCCEDE ADESSO - Si fa ora sempre più concreta la possibilità dell'apertura di una procedura di infrazione contro l'Italia per violazione della regola del debito, un iter piuttosto lungo che potrebbe concludersi nella primavera del 2019. Si tratterebbe del primo caso per l'Unione europea.

Unico precedente a cui è possibile rifarsi risale infatti al 2003 e riguarda Francia e Germania e il presunto mancato rispetto della regola del deficit: la Commissione europea contestò a Parigi e Berlino di avere sforato il limite del 3%, ma l'Italia e il Regno Unito "salvarono" i due Paesi, votando contro la possibile procedura di infrazione in una riunione dei ministri delle Finanze.

Contro quest'ipotesi si è già scagliato il ministro dell'Interno Matteo Salvini, che in un'intervista a "Radio Anch'io" ha dichiarato: "Se a Bruxelles proveranno a pensare di mettere sanzioni contro italiani hanno sbagliato. Stiamo dando fastidio a qualcuno dimostrando che si può cambiare. Non vogliamo uscire dall'eurozona, vogliamo difendere diritto, sicurezza, lavoro e salute degli italiani".

(Unioneonline/F)
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