Anno 1985: Francesco Cossiga diventa Presidente della Repubblica Italiana in un solo giorno. Il Parlamento sarà così compatto e veloce solo in un’altra occasione, nel 1999, quando anche Carlo Azeglio Ciampi verrà eletto al primo scrutinio.

Nel 2006, per eleggere Giorgio Napolitano al Quirinale sono serviti appena 3 giorni e quattro scrutini.

TUFFO NELLA STORIA DELLA REPUBBLICA - Il primo presidente della Repubblica eletto secondo i dettami della Costituzione (dopo il Capo dello Stato provvisorio Enrico De Nicola), Luigi Einaudi, fu eletto nel 1948 con quattro scrutini in due giorni, lo stesso tempo che il Parlamento in seduta comune impiegò (con lo stesso numero di scrutini), per l'elezione di Giovanni Gronchi nel 1955. Per eleggere Capo dello Stato, nel 1962, Antonio Segni, furono necessari nove scrutini nel corso di cinque giorni di votazioni. Quasi triplicati i tempi per l'elezione di Giuseppe Saragat, nel 1964: 21 scrutini in 13 giorni.

E se per Sandro Pertini sono stati necessari 10 giorni di votazioni, per un totale di sedici scrutini, con Giovanni Leone, salito al Colle nel 1971, le cose sono andate avanti per le lunghe. Le lancette dell’orologio hanno girato a vuoto per giorni e giorni impegnando il Parlamento per ben 16 giorni (23 scrutini). Con Oscar Luigi Scalfaro, nel 1992, ci sono voluti 12 giorni e 16 scrutini.

DA OGGI VOTANO 1007 GRANDI ELETTORI - Le urne sono aperte. Ma chi vota per l’elezione del successore di Giorgio Napolitano? Il presidente della Repubblica è eletto dal Parlamento in seduta comune, integrato da 58 rappresentanti delle Regioni. I “grandi elettori” sono quindi 1007: 630 deputati, 319 senatori, 58 delegati regionali. L'Aula di Montecitorio, dove si svolgono le riunioni congiunte del Parlamento, è stata infatti risistemata per consentire a tutti i "grandi elettori" di prendervi posto.

Come votano? L’elezione avviene a scrutinio segreto: ogni componente dell’Assemblea scrive il nome del proprio candidato su una scheda e la deposita in un’urna nota come “l’insalatiera”. Votano prima i senatori, poi i deputati e, per ultimi, i delegati regionali. Lo spoglio delle schede viene fatto dal presidente della Camera, che legge ad alta voce i nomi dei candidati.

Una volta eletto il Presidente della Repubblica rimane in carica per sette anni. Prima di assumere le sue funzioni, presta giuramento di fedeltà alla Repubblica e di osservanza della Costituzione dinanzi al Parlamento in seduta comune.

L’ELEZIONE - La Costituzione prevede che nelle prime tre votazioni la maggioranza richiesta per l'elezione sia quella dei due terzi dei componenti dell'Assemblea, pari a 672 voti. Dal quarto scrutinio il quorum si abbassa: per essere eletti basterà la maggioranza assoluta dei componenti dell'Assemblea, pari a 504 voti. Per consuetudine voteranno prima tutti i senatori, poi i deputati e quindi i delegati regionali. La 'chiama' dei grandi elettori sarà ripetuta due volte. Ognuno, per assicurare la segretezza del voto, scriverà il nome del candidato che intende votare in una cabina posta sotto il banco della presidenza. Quindi, uscito dalla cabina, depositerà la scheda, ripiegata in quattro, nell'urna di vimini e raso verde, ribattezzata "l'insalatiera". Lo spoglio delle schede è fatto dal presidente della Camera, che legge i nomi dei candidati uno ad uno ad alta voce. Il conto delle schede viene tenuto dai funzionari della Camera e dai componenti dell'ufficio di presidenza di Montecitorio, che si assumono il compito di scrutatori.

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