Non solo avrà l'effetto di un' "inedita amnistia processuale " per reati di "considerevole gravità", a cominciare dalla corruzione e dai maltrattamenti in famiglia, ma rischia di portare alla "paralisi" l'intera attività giudiziaria. Il ddl sul processo breve determinerà anche "un incremento dei danni finanziari a carico dello Stato". Lo sostiene il Csm nel parere approvato oggi . La critica di fondo è che introducendo termini perentori per la conclusione di ognuno dei tre gradi di giudizio (due anni ciascuno, sei in tutto), al di fuori di "un'ampia riforma di sistema e di misure strutturali organizzative", di fatto renderà "impossibile l'accertamento" della fondatezza dell'accusa "per intere categorie di reati", che è invece la "primaria finalità "di ogni processo.

LE INCOSTITUZIONALITA'. Il ddl "non appare in linea con l'articolo 111" (giusto processo), nè con l'articolo 24 (diritto alla difesa) visto che "privilegia il rispetto della rapidità formale" ma non garantisce "che il processo si concluda con una decisione di merito". E non è tutto: "depotenzia lo strumento processuale e irragionevolmente sacrifica i diritti delle parti offese" attraverso il quale lo Stato esercita la "pretesa punitiva".

RISCHIO AMNISTIA . Si "rischia di impedire del tutto l'accertamento giudiziario" e dunque di "vanificare la lotta alla corruzione", visto che questo reato - che tra l'altro "incide anche sull'affidabilità economica del Paese"- "è già stato pesantemente condizionato dai nuovi termini di prescrizione" previsti dalla ex Cirielli. Ma c'è di più: il ddl è in "netto contrasto con i principi sanciti dalla COnvenzione dell'Onu contro la corruzione".

DISPARITA' DI TRATTAMENTO. Il Csm ne segnala più d'una, come la scelta di "riservare le nuove disposizioni al solo giudizio di primo grado": così si riconosce "ad una categoria di imputati e di parti civili, casualmente identificati il diritto alla celerità processuale che dovrebbe essere, viceversa, garantito a tutti". "Irragionevole e discriminatoria" è anche l'esclusione dei recidivi, che oltretutto porterà a "un'assurda proliferazione dei processi, capace da sola, di favorire la paralisi dell'attività giudiziaria"."Discutibile", inoltre, la "parificazione fra le ipotesi di delitto punite assai gravemente con le contravvenzioni in materia di immigrazione".
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