Ma un po' a sorpresa l'Isola spunta il segno più nell'occupazione industriale (+2,1%), in controtendenza rispetto a tutte le altre regioni meridionali. In calo invece (-9,6%) il dato degli occupati nei servizi. Tante ombre e pochissime luci anche per la Sardegna nel Rapporto Svimez sull'economia del Mezzogiorno 2014 presentato oggi a Roma. Nel 2013 il Pil nel Meridione è crollato del 3,5%: la forbice resta compresa tra il -1,8% dell'Abruzzo e il -6,1% della Basilicata, fanalino di coda nazionale. E anche l'Isola è in flessione: -4,4%. Nel Mezzogiorno la regione con il Pil pro capite più elevato è stata l'Abruzzo (21.845 euro), seguita dal Molise (19.374). La Sardegna è terza (18.620), mentre la Calabria è la più povera. Il Rapporto parla di un Sud a rischio "desertificazione umana e industriale", dove si continua a emigrare (116 mila abitanti nel 2013) e a non fare figli: l'ultima volta che si era verificato un fenomeno così grave risale al 1918, dopo la Grande Guerra. Nel 2013 il numero dei nati ha toccato il suo minimo storico, 177 mila, il valore più basso mai registrato dal 1861. E secondo lo Svimez nei prossimi anni sul Sud si abbatterà un vero e proprio tsunami, con previsioni di 4,2 milioni di abitanti in meno nei prossimi 50 anni.
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