Boris Johnson è in "condizioni stabili".

Lo ha garantito a Sky News il sottosegretario del ministero della Sanità Edward Argar dopo la seconda notte in terapia intensiva del premier inglese, al St Thomas's Hospital di Londra.

"So che è in condizioni stabili - ha detto -. E' a suo agio e di buon umore. Ha avuto bisogno dell'ossigeno, ma non è sottoposto a ventilazione".

Buone notizie, quelle ufficiali, ma il Regno Unito naviga a vista. Un pericolo imminente per la vita del suo premier appare escluso, al momento, ma i punti di domanda rimangono numerosi. Pesano anzitutto le contraddizioni fra il tono di rassicurazione quasi assoluta dato fino a lunedì pomeriggio e l'annuncio repentino dello spostamento "precauzionale" in terapia intensiva scattato neppure due ore dopo.

Anche politicamente gli interrogativi sul primo ministro Tory restano tutti da sciogliere. In primis quelli sul passaggio di consegne solo parziale al vertice del governo al 46enne ministro degli Esteri, Dominic Raab: suo vice de facto in quanto Primo Segretario di Stato, ma non de jure né di sostanza.

Tutto questo mentre nel Regno Unito nelle ultime ore muoiono altre 786 persone stando ai dati aggiornati del ministero della Sanità, record europeo di giornata, fino a un totale di oltre 6.100 vittime. La curva dei contagi, pur stabilizzata a 4.000 al giorno, non esprime una flessione tale da spazzare via gli incubi più neri.

(Unioneonline/D)
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