Si riaccende in Germania il dibattito sul fine vita dopo che la Corte costituzionale tedesca si è espressa allargando la possibilità di ricorrere al suicidio assistito con l'aiuto di terzi anche per i malati non terminali.

Secondo i giudici tedesci, nei diritti della persona va compresa anche la "libertà di togliersi la vita" e da qui la storica sentenza che dichiara incostituzionale un articolo del codice penale tedesco.

In seguito ad una serie di ricorsi di medici, di malati terminali e di associazioni, l'alta Corte di Karlsruhe ha in particolare deciso di annullare l'articolo 217 del Codice penale, che vietava la possibilità alle associazioni per l'assistenza al suicidio e per le cure palliative di fornire al paziente gravemente malato un sostegno nel portare a termine la sua decisione di togliersi la vita.

L'eutanasia attiva resta tuttavia proibita in Germania: la somministrazione di un'iniezione letale può essere punita come "uccisione a richiesta". L'eutanasia passiva, invece, intesa come la rinuncia a misure che prolungano la vita, è possibile se esiste una precisa dichiarazione d'intenti.

In questa pronuncia si ammette poi la possibilità che l'eutanasia passiva possa essere portata avanti anche con l'aiuto di terzi, e afferma il principio che "l'autodeterminazione alla fine della propria vita rientra nell'area della personalità umana". Questo significa anche che il diritto a togliersi la vita non è limitato alle persone anziane o gravemente malate che sono stanche della loro vita, ma "esiste in ogni fase dell'esistenza umana", quindi si riferisce anche alle persone sane.

(Unioneonline/v.l.)
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