Precipita la situazione in Iran, dove da giorni sono in corso, in diverse città, aspre proteste contro l'aumento del prezzo della benzina.

E sarebbero più di cento le vittime della repressione operata dalle forze dell'ordine, secondo quanto denunciato da Amnesty International.

"Almeno 106 manifestanti sono stati uccisi in 21 città, ma riteniamo che il vero bilancio possa essere molto più alto, alla luce di informazioni credibili che parlano di 200 persone uccise", spiega l'ong per i diritti umani.

Della contestazione, scaturita dall'aumento del prezzo del carburante causato anche dal ripristino delle sanzioni Usa (e che il governo di Teheran ha provato a motivare con la necessità di trovare risorse per aiutare le frange della popolazione), ha parlato anche l'ayatollah Ali Khamenei, la guida suprema della Repubblica islamica.

Secondo Khamenei le proteste "non hanno come protagonista il popolo", ma sono un'operazione per arginare "forze esterne" che stanno cercando di destabilizzare il Paese.

Insomma, una sorta di "complotto di agenti stranieri". Ma, attraverso la repressione - ha incalzato Khamenei - "abbiamo respinto il nemico a diversi livelli e, a Dio piacendo, respingeremo il nemico anche nella guerra economica".

(Unioneonline/l.f.)
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