C'è stata sedizione, c'è stata appropriazione indebita, ma non c'è stata ribellione.

Questa la sentenza attesa per oggi, dopo un processo durato 4 mesi, comminata dalla Corte suprema spagnola ai 12 leader separatisti catalani coinvolti in primo piano nel referendum indipendentista dell'ottobre 2017, illegale per Madrid.

Le pene vanno dai 9 ai 13 anni: il carcere è stato comminato a nove dei 12 imputati, già in detenzione preventiva. Oltre all'ex vicepremier Oriol Junqueras, l'ex speaker del parlamento catalano Carmen Forcadell, i leader indipendentisti Jordi Sànchez e Jordi Cuixart, e gli ex ministri catalani Dolors Bassa, Joaquim Forn, Raul Romeva, Jordi Turull e Josep Rull. Gli altri tre imputati, a piede libero, Carles Mundó, Meritxell Borràs, Santi Vila, sono stati condannati a delle "ammende".

Non sono invece stati processati perché riparati all'estero l'ex leader della Generalitat, Carles Puigdemont, per cui è stato emesso un nuovo mandato di arresto internazionale, con altri cinque esponenti catalani.

Anche se non è stata provata la colpevolezza per il reato più grave di "ribellione", per il quale l'accusa aveva chiesto 25 anni, la sentenza è destinata comunque a far discutere. La polizia, fa sapere El Pais, è schierata in modo più massiccio del solito in Catalogna, dove si sono registrati disordini e proteste con i manifestanti indipendentisti catalani che hanno interrotto varie strade della regione autonoma spagnola.

"Non ci fermeranno finché non annulleremo tutti gli effetti della repressione e respireremo la libertà", ha detto Puigdemont in diretta Facebook da Waterloo, in Belgio.

L'ex presidente della Generalitat ha invitato i catalani ad una nuova mobilitazione anche in vista delle elezioni del 10 novembre: "Non c'è altra via che un nuovo referendum nel quale possiamo dire ciò che vogliamo e come lo vogliamo. Devono sapere che non accettiamo una soluzione basata su repressione e condanne".

(Unioneonline/D)
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