La Corte di Cassazione ha confermato la totale infermità mentale del giovane che quattro anni fa a Nova Milanese (Monza e Brianza) ha avvelenato nove parenti con il solfato di tallio sciolto nell'acqua, uccidendo i nonni paterni e una zia.

Mattia Del Zotto, 31 anni, aveva preso di mira le sue vittime con l'intenzione di "punirle" in quanto "impure". Ora è in una struttura per malati mentali Rems e dovrà rimanerci per 10 anni.

La Prima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso che il Procuratore generale presso la Corte di appello di Milano aveva presentato contro la sentenza con la quale la Corte di assise di appello aveva confermato l'assoluzione di Del Zotto, pronunciata anche in primo grado nel 2018 dal Gup del Tribunale di Monza.

È accusato degli omicidi della zia Patrizia Del Zotto e dei nonni paterni, Giovanni Battista Del Zotto e Gioia Maria Pittana (mediante avvelenamento con solfato di tallio da lui stesso acquistato sotto falso nome), e di tentato omicidio (con le stesse modalità) degli zii Laura Del Zotto ed Enrico Ronchi, della badante dei nonni paterni, Serafina Pogliani, e dei nonni materni Alessio Palma e Maria Lina Pedon.

Per i giudici di merito il 31enne era totalmente incapace di intendere e di volere al momento della commissione dei fatti e gli avevano applicato, in considerazione della pericolosità sociale, la misura di sicurezza detentiva del ricovero in una Rems. La pubblica accusa aveva impugnato entrambe le decisioni sostenendo la seminfermità mentale. Ma ora la decisione della Corte di cassazione rende definitivo l'accertamento della non imputabilità di Del Zotto al momento dei fatti e l'applicazione della misura di sicurezza detentiva.

(Unioneonline/s.s.)
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