"Meglio un lockdown totale di queste misure a metà".

È quanto sostiene in un'intervista a Qn il leader di Iv Matteo Renzi, secondo il quale "stare al Governo significa pensare ai cittadini, non obbedire ai ministri".

"Chiudere i ristoranti alle 18 - chiarisce Renzi - non diminuisce i contagiati: aumenta i disoccupati. E il problema non sono i teatri ma le metropolitane. Il dramma non sono le palestre ma l'organizzazione dei tamponi".

"Non esiste nessuna crisi politica - osserva ancora Renzi - ma esiste una grande crisi economica. E questo decreto non risolve il problema dei contagi".

Il premier è Conte - rileva Renzi - e "fossi in lui cercherei di spiegare perché si fanno certe scelte. Il Covid non è un virus ad ore. Qual è la base scientifica della decisione? Questo decreto non blocca i contagi ma aumenta i danni. Provocatoriamente, un lockdown totale si spiegherebbe meglio di un lockdown a metà deciso senza alcuna base scientifica".

"Il premier sapeva che non eravamo d'accordo - fa presente in relazione al Dpcm - Teresa Bellanova lo ha detto in tutte le sedi. Ho il dovere di ribadirlo perché vedo la disperazione delle persone. Non siamo yes man: stiamo in maggioranza ma abbiamo il dovere di dire la verità".

Renzi spera quindi che il decreto Ristori sia sufficiente e che "non ci siano ostacoli burocratici come quelli degli ultimi mesi. Non dimentichiamo che il caos deriva dalla gestione dei tamponi, dai ritardi nei trasporti, dalla debolezza del tracciamento. Importante che i soldi ci siano e arrivino presto".

Sulle proteste di piazza dice: "C'è gente disperata e ci sono camorristi e neofascisti che soffiano sul fuoco.

Cambiare il Dpcm aiuterebbe anche a distinguere gli uni dagli altri".

Sul dialogo con l'opposizione osserva: "Conte su questo è sempre stato molto timido, quasi sospettoso. Ma c'è da dire che Salvini e Meloni non lo hanno mai aiutato. Alla fine la posizione più seria nelle opposizioni è quella di Berlusconi. E sono d'accordo con il leader di Forza Italia quando chiede di attivare il Mes: se avessimo chiesto il Mes a giugno oggi avremmo più terapie intensive, più tamponi, più soldi per la sanità. Dire di no non è più ideologia, ma masochismo".

(Unioneonline/v.l.)
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