Assieme alla fila dei camion dell'esercito che portano via le bare delle vittime del Covid perché nel cimitero non c'è più posto, è una delle scene che più lasceranno il segno della tragedia che è stata per la comunità bergamasca l'emergenza coronavirus.

L'orchestra e il coro del Donizetti Opera Festival, distanziati e indossando le mascherine, hanno eseguito questa sera il Requiem del compositore bergamasco davanti al cimitero monumentale della città orobica, alla presenza del Capo dello Stato e dei sindaci dei 324 comuni della provincia, in rappresentanza dei cittadini che non hanno potuto esserci per via delle restrizioni anti-Covid.

Un omaggio ai tantissimi morti che non hanno neanche potuto avere un funerale.

Tra le vittime mietute dal virus nella Bergamasca, la zona d'Italia che ha pagato il prezzo più alto dell'emergenza coronavirus, anche alcuni sardi emigrati. Come Francesco P., originario di Gesturi, deceduto a 51 anni. E Salvatore Peddio, di Desulo, ucciso dal virus a 75.

E sardo era anche uno dei militari alla guida dei camion dell'esercito incaricati di trasportare via i feretri delle vittime: il caporalmaggiore Tomaso Chessa, di Aglientu, che nel pieno del lockdown, assolto il suo triste compito, aveva anche lanciato un monito: "Non sottovalutate il virus, sbagliare è un attimo".

Sergio Mattarella prima ha deposto una corona di fiori ai piedi della lapide in memoria delle vittime del coronavirus, poi ha tenuto il suo breve discorso.

"Qui a Bergamo, questa sera, c'è l'Italia che ha sofferto, che è stata ferita, che ha pianto", ha detto. "La strada della ripartenza è stretta e in salita, va percorsa con coraggio e determinazione. Con tenacia, ostinazione e spirito di sacrificio. Sono le doti di questa terra, che oggi parlano a tutta l'Italia per dire che insieme possiamo guardare con fiducia al nostro futuro".

Ancora, il passaggio più sentito: "Fare momoria significa anzitutto ricordare i nostri morti e assumere piena consapevolezza di quel che è accaduto. Senza cedere alla tentazione illusoria di mettere tra parentesi questi mesi drammatici per riprendere come prima. Ricordare significa riflettere, seriamente, con rigorosa precisione, su ciò che non ha funzionato, sulle carenze di sistema, sugli errori da evitare di ripetere".

Infine, un ringraziamento ai sindaci per la loro "dedizione" e alle "reti di solidarietà che si sono formate e messe in opera in ogni comune". Risorse che, "accanto allo spirito di sacrificio e al rispetto delle regole, che la stragrande maggioranza dei nostri concittadini ha dimostrato, costituiscono un patrimonio prezioso per il Paese, da non disperdere".

(Unioneonline/L-l.f.)
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