Liliana Segre ospite a "Che tempo che fa" alla vigilia della Giornata della memoria per le vittime dell'Olocausto.

La senatrice a vita, sopravvissuta all'orrore di Auschwitz, si è detta anzitutto "disorientata" dall'improvvisa attenzione intorno alla sua persona.

"Io mi sento così uguale a prima che tutto questo diventasse la vita di tutti i giorni, io mi sento la nonna di tre meravigliosi nipoti. E proprio dopo la nascita del mio primo nipote ho iniziato a raccontare la mia storia. Tutta questa eccitazione che c'è intorno a me mi disorienta, ci sono quelli che mi amano, la maggior parte, e gli odiatori".

È odio, ad esempio, quello che ha spinto qualcuno a Mondovì a scrivere "Qui ebrei" in tedesco sulla porta di casa della partigiana Lidia Rolfi: "Si sono sdoganate - il commento della Segre - le persone che hanno sempre pensato di poterlo fare, ora è arrivato il momento storico, politico, in cui possono ripresentarsi con questi slogan. Adesso questi sentimenti si possono di nuovo esprimere".

Poi un significativo ricordo del suo matrimonio: "Mio marito - ha detto - che era stato uno che aveva scelto due anni di internamento pur di non stare nella Repubblica sociale, vedendo molto disordine, per un certo periodo aderì a una destra in cui c'era anche Almirante".

"Ho molto sofferto e ci fu una grande crisi", ha aggiunto. Poi: "Ci mettemmo uno di fronte all'altra e ci guardammo. Per fortuna lui rinunciò alla carriera politica e fummo insieme per altri 25 anni".

(Unioneonline/D)
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