La famiglia di Luca Sacchi, il giovane personal trainer ucciso a Roma da un giovane pusher con un colpo di pistola alla testa, rompe il silenzio delle ultime settimane e chiede alla Procura di accelerare nelle indagini su quanto accaduto la sera del 23 ottobre.

Tramite i legali, i genitori del ragazzo, hanno chiesto ai pm di piazzale Clodio di "compiere alcuni atti di indagine".

Atti che devono coinvolgere anche la fidanzata di Luca, Anastasia, che la sera dell'omicidio aveva uno zaino con duemila euro in contanti pronti ad essere investiti per l'acquisto di marijuana da Valerio Del Grosso, autore dello sparo che ha ucciso il giovane, e Paolo Pirino, entrambi in carcere con l'accusa di concorso in omicidio.

I Sacchi chiedono ai pm di ascoltare Anastasia e Giovanni Princi (amico di Luca, pregiudicato per reati di droga, presunto mediatore tra Luca e Anastasia da una parte, la rete di pusher riconducibile a Del Grosso dall'altra). Non solo, chiedono proprio di approfondire sulle "tante contraddizioni emerse dal primo filone di indagine, nonché di chieder loro, in qualità di persone informate sui fatti, maggiori particolari sullì'accaduto".

Altra richiesta: il prelievo del campione biologico di Anastasia "per poterlo confrontare con quelli che eventualmente saranno rinvenuti sulla mazza da baseball sequestrate" e verificare così se la ragazza ha detto il vero, a proposito dell'aggressione da lei subita. Dall'autopsia è emerso che Luca è stato aggredito con la mazza da baseball prima di essere ucciso, la fidanzata ha raccontato di essere stata colpita anche lei.

"Il fine di queste richieste - precisano i legali Armida Decina e Paolo Salice - non è quello di puntare il dito contro qualcuno, ma èì esclusivamente un fine di verità, atteso che la famiglia Sacchi non vuole solo conoscere l'identità degli esecutori materiali del delitto, ma vuole conoscere il motivo per cui il loro caro è stato barbaramente ucciso".

(Unioneonline/L)
© Riproduzione riservata