La Corte europea dei diritti umani ha avviato un procedimento contro Italia e Germania sul caso del rogo dello stabilimento della Thyssen Krupp a Torino il 6 dicembre 2007.

A rivolgersi alla Corte di Strasburgo il 12 aprile dell'anno scorso, accusando i due governi di aver violato i loro diritti, in particolare quello al rispetto della vita, sono stati i parenti delle vittime e uno dei sopravvissuti, Antonio Boccuzzi. Nel mirino le "omissioni e i ritardi delle autorità italiane e tedesche nel dare esecuzione alla sentenza di condanna dei due manager".

I funerali delle vittime (Archivio L'Unione Sarda)
I funerali delle vittime (Archivio L'Unione Sarda)
I funerali delle vittime (Archivio L'Unione Sarda)

Nonostante la sentenza della Corte di assise di Appello di Torino infatti, poi confermata dalla Cassazione, nei confronti di Harald Espenhahn, ex ad di Thyssenkrupp (9 anni e 8 mesi) e del manager Gerald Priegnitz (6 anni e 3 mesi), i due - attualmente in Germania - restano in libertà.

"Siamo arrivati a questo punto per la debolezza del nostro Governo nei confronti della Germania - le parole del sopravvissuto Boccuzzi -. A due anni dalla sentenza definitiva, non sono ancora andati in carcere. Tra loro c'è anche l'ex amministratore delegato che, nonostante gli fosse stata inflitta la pena più alta, non ha mai fatto un giorno di galera".

In quel drammatico incendio persero la vita sette operai, Giuseppe Demasi, Angelo Laurino, Roberto Scola, Rosario Rodinò, Rocco Marzo, Bruno Santino e Antonio Schiavone: uno di loro, Schiavone, fu investito dalle fiamme e restò ucciso sul colpo, gli altri sei morirono nel giro di un mese.

"Il nostro non è desiderio di vendetta, ma di giustizia - ha detto Graziella Rodinò, mamma di Rosario -. Siamo sempre stati decisi ad andare avanti nella nostra battaglia. Se i due manager tedeschi sono ancora liberi, qualcosa non ha funzionato. C'è una sentenza definitiva, che non è stata rispettata. Voglio che vadano in galera, che vedano la cella almeno per un giorno. Per noi il tempo si è fermato, non è vero che il tempo lenisce il dolore".

(Unioneonline/D)
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