Il 21 settembre del 2012, esattamente sette anni fa, la 21enne Madalina Pavlov muore tragicamente precipitando da una palazzina di via Bruno Buozzi 5F, a Reggio Calabria.

"Il 5 aprile del 2018 si è svolta una udienza a porte chiuse presso il CEDIR a Reggio calabria dove il gip si è riservato di valutare l’opposizione stilata grazie anche alle indicazioni del Crime Analysts Team dall’Avvocato Petrongolo a seguito della richiesta avanzata dal pm di archiviazione del caso. Dopo un anno il gip ha sciolto la riserva ed è giunta una ordinanza per cui le indagini avrebbero dovuto proseguire per altri 2 mesi", spiega Rossana Putignano, psicologa psicoterapeuta responsabile della divisione sud del Crime Analysts Team.

Secondo quanto appreso da Putignano, il cerchio potrebbe stringersi attorno a uno o più persone.

Il CAT (Crime Analysts Team), composto dalla coordinatrice Mary Petrillo, psicologa, docente di master all'università Niccolò Cusano e Aida Francomararo psicologa, psicoterapeuta, psicologa giuridica, ha svolto un’autopsia psicologica che esclude completamente l’ipotesi del suicidio.

Al momento resta in piedi l'ipotesi dell’istigazione al suicidio "sperando in una nuova rubricazione del caso con dei nomi precisi di chi potrebbero aver cagionato la morte di Madalina Pavlov”, conclude Putignano.

La giovane viveva a Reggio Calabria con la madre e la sorella. Era una vita semplice quella di Madalina Pavlov, proprio come quella di tutte le ventenni che a quell’età amano riempire il proprio cassetto di sogni, speranze e progetti per il futuro.

Impegnava le sue giornate impegnava con attività che riguardavano il sociale o lavorando in una pizzeria in Corso Vittorio Emanuele.

Il 21 settembre del 2012, però, la sua innocenza viene spezzata in modo irreversibile.

Erano le 15, quando Madalina finisce il suo turno di lavoro e incontra il suo ex fidanzato al bar. Tra i due c’è ancora un buon rapporto. I due parlano fino alle 17.45 e poi si salutano.

Il giovane poi rientra a lavoro e vi rimane fino a tarda serata. Madalina, invece, chiama una sua amica che vive a Napoli, dicendole che stava per realizzare il suo sogno, ovvero trasferirsi in Australia. Si sarebbe dovuta recare nuovamente a lavoro alle 19, ma non ci andrà mai.

Alle 20.30 di quella stessa sera, Madalina precipita dal tetto di via Bruno Buozzi. La sua morte è stata violenta e l’impatto le ha provocato gravi lesioni interne in molte parti del corpo.

È una morte strana quella di Madalina, piena di ombre e numerosi punti di domanda che cercano risposta. Come mai si trovava in quella palazzina? Vicino al cadavere è stata rinvenuta la borsa della giovane contenente il telefonino, portafogli e un foglietto con su scritto “via Bruno Buozzi” con le chiavi della porta del terrazzo.

Nel dicembre del 2016, l’avvocato Petrongolo – a suo tempo legale della famiglia - riceve nella cassetta delle lettere del suo studio romano una missiva anonima. Il foglio piegato in quattro contiene al suo interno elementi che riguardano la vicenda: "Avvocato, le scrivo questa lettera per farle sapere alcune verità sul caso di Madalina. Non voglio apparire ma neanche portarmi sulla coscienza le cose che so. Madalina aveva iniziato una relazione con un uomo molto più grande di lei, con interessi nel palazzo. I due si vedevano in un appartamento del palazzo – continua la lettera - Madalina voleva non nascondersi più e lasciarlo se lui voleva continuare a vederla di nascosto. Diceva che avrebbe parlato se lui non si fosse deciso".

La lettera non contiene minacce, ma soltanto indicazioni che aprirebbero nuovi scenari investigativi: "L’uomo è molto più grande di lei, uno che non vuole essere nominato, ha la sua famiglia e le sue cose, soprattutto cose. Attaccato al materiale. Uno in vista. Lui è uno conosciuto come persona perbene, un insospettabile. È scuro di pelle, di mezza età con un viso particolare. Conosco questi particolari perché io e Madalina eravamo amiche. Speravo che arrivaste alla verità ma gli anni passano. Un’amica".

Chi ha inviato la lettera anonima allo studio dell’avvocato Petrongolo? Quali dettagli conosce in merito alla morte di Madalina Pavlov?

Rossana Putignano ha raccolto importanti testimonianze in merito alla manifestazione annuale Happy Run che si svolgeva quella sera a Reggio. Erano numerose le associazioni che partecipavano alla manifestazione, compresa la Unitalsi, alla quale era iscritta la stessa Madalina in veste di socia-volontaria.

L’impegno di Madalina nel sociale era noto a tutti; in lei c’era una forte voglia di riscatto sociale e il suo inserimento in questo gruppo le permetteva di entrare a contatto con tanta gente, potendo mostrare così tutta la sua dedizione verso il prossimo, il suo altruismo e la necessità di avere un ruolo importante a Reggio Calabria.

Come mai, la sera del 21 settembre 2012, non ha preso parte alla manifestazione sul Lungomare Falcomatà? Il palco si trovava a quasi 300 metri in linea d’aria da via Bruno Buozzi, la gente usciva da casa intorno alle 20.30 per dirigersi verso il Lungomare e ritirare il kit per la corsa. Il sole tramontava alle 18. Era già buio.

Nessuno ha visto Madalina Pavlov quella sera? Nessuno ha visto nulla che possa essere utile alle indagini sulla morte di Madalina? Le sirene dei carabinieri hanno fatto intuire che qualcosa di grave era successo in prossimità della manifestazione. Molti presenti ricevevano messaggi in cui c’era scritto che era "morta una ragazza bellina" oppure "una ragazza si è suicidata", diramando, così, prematuramente, l’ipotesi di un suicidio. Come è morta Madalina? Chi o cosa ha determinato la sua morte?

Angelo Barraco
© Riproduzione riservata