Metti un giovane padre sardo residente a Roma, il 31enne Davide Marasco, che lunedì scorso alle 3 - come tutte le mattine - va al lavoro in sella al suo scooter. Metti che un automobilista ubriaco sulla Casilina invada la corsia opposta, lo travolga e lo uccida. Metti che quell'automobilista sia albanese e siamo tra Giardinetti e Torre Maura, zona diventata terra di conquista dell'estrema destra, salita agli onori delle cronache per il pane dei rom calpestato durante una protesta cui hanno partecipato esponenti di Casapound.

Gli ingredienti per dare il via a una recrudescenza dell'odio e a una strumentalizzazione politica della tragedia ci sarebbero tutti.

Ma non si son fatti i conti con Maria Grazia Carta, nuorese orgogliosa, madre di sei figli (Davide è compreso: "resteranno sei per sempre"), insegnante precaria in una scuola primaria di Tor Bella Monaca, una delle periferie più difficili della Capitale. Perché proprio lei ha detto "no alla fiaccolata che Casapound e Forza Nuova" volevano fare per il figlio. "Non avrete il mio odio, io voglio solo giustizia: la fiaccolata per mio figlio la organizzo io".

E racconta a L'Unionesarda.it la dolorosa vicenda.

Com'è andata?

"Lunedì mattina ero a scuola. Mi arriva un sms di mia figlia, aveva scoperto tutto da alcuni post su Facebook di colleghi di Davide".

Non siete stati contattati dalla polizia?

"No, io sono uscita subito da scuola. Siamo andati a Tor Vergata, l'ospedale più vicino, ma mio figlio non era lì. C'erano la polizia e i vigili, che ci han detto dell'incidente. Poi mia figlia e il mio compagno sono andati all'obitorio e hanno fatto il riconoscimento, hanno voluto evitare che lo facessi io".

Passiamo ai contatti con l'estrema destra.

"Credo sia partito tutto da un post su Facebook. C'era una foto di mio figlio, ho messo un like e commentato, non mi ero accorta chi fosse l'autore e cosa ci fosse scritto nel post, che rimarcava la nazionalità albanese del delinquente. Venivo da una giornata sfiancante, ero distrutta dal dolore e stanca per le pratiche burocratiche che avevo dovuto sbrigare".

Poi?

"E poi è venuto mio figlio. Mi ha detto che voleva fare qualcosa, anche per sensibilizzare le istituzioni sulla messa in sicurezza di quella strada pericolosa. E che era stato contattato da una certa parte politica che voleva fare una fiaccolata".

Lei come l'ha presa?

"Non voglio odio, voglio solo giustizia per Davide, pare che il delinquente che lo ha ucciso avesse anche precedenti e fosse stato scarcerato. Io chiedo giustizia e tutele allo Stato italiano, ma non avranno il mio odio. Ho tanti alunni stranieri, siriani, nigeriani e di altre nazionalità, che crescono meglio di molti italiani. Sono contro il fascismo e l'odio razziale. Io voglio bene a tutti i miei bambini, di qualunque nazionalità siano".

Dove vive?

"A Grotte Celoni, un piccolo quartiere attaccato a Tor Bella Monaca".

Lì vicino c'è Torre Maura, ha seguito la rivolta contro i rom?

"Certo. Conosco bene la zona e ho seguito la vicenda. Ammiro tantissimo il ragazzino che ha affrontato quelle belve".

Ci parli di suo figlio.

"Lavorava in un panificio, doppio lavoro: perché di notte preparava il pane, di giorno faceva le consegne. Si è sposato e aveva un figlio, era una persona molto responsabile".

Siete legati alla vostra terra?

"Tantissimo. Lì ho i parenti, quando posso ci torno, prima ci andavo ogni estate. Anche Davide era molto legato. Diceva sempre che voleva tornare a viverci, a Nuoro. Lui ha studiato ad Arzachena, ha giocato anche in una squadra di calcio della zona, da ragazzino, se non ricordo male era il Luogosanto".

Ha condiviso "Noi siamo sardi" di Grazia Deledda sul suo profilo Facebook dopo la tragedia.

"Sì, Nuoro è una terra splendida, ricca di cultura. E noi dobbiamo osannare il nostro Nobel. Io non so se riuscirò ad esserci, ma vorremmo organizzare una messa per Davide anche a Nuoro".

Lei una fiaccolata l'ha organizzata?

"Sì, si terrà domenica, il giorno dopo il funerale. Parteciperanno le persone che conosco, i miei bambini della scuola, la gente del quartiere".

E se si presentassero i militanti di Forza Nuova e Casapound?

"Non si devono permettere: scelgo io dove, come e quando ricordare mio figlio. Non li voglio vedere, usano la povertà (economica e culturale) per fomentare l'odio. Devono stare alla larga. Se si dovessero presentare li affronterei e direi loro di andare via. Non voglio odio, voglio solo giustizia per mio figlio".

Vuole lanciare loro un ultimo messaggio?

"Sì: non usate il nome di mio figlio per fomentare odio. Lui frequentava la messa, forse lo fanno anche loro. Ma mio figlio amava San Francesco, loro invece dovrebbero leggere il Vangelo".

Mi pare di capire che il suo legame con la Sardegna è molto forte.

"Indissolubile, lo scriva pure. Sono nugorese".

Davide Lombardi

(Unioneonline)

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CASAPOUND - Dal canto proprio, in merito alla vicenda, il coordinatore regionale per la Sardegna di Casapound, Davide Olla, precisa:

"Premesso che rispettiamo il dolore e anche le opinioni della signora Maria Grazia Carta, siamo costretti ad intervenire per precisare che: nessuno dei nostri militanti ha calpestato il pane dei rom; nessuna fiaccolata o altro atto pubblico è stato organizzato da Casapound Italia in relazione a questa tragica vicenda".
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