"Pensavo solo agli altri, a salvare almeno gli altri. Anche se mi avesse scoperto, io sono una persona. Cercavo di salvarne 53".

A parlare non è un carabiniere, un poliziotto, un militare.

Non uno degli adulti che ieri, sulla Paullese, alle porte di Milano, sono intervenuti per fermare Ousseynou Sy, l'autista senegalese che voleva fare una strage, dando fuoco allo scuolabus che aveva dirottato, con a bordo oltre cinquanta ragazzini.

No, sono parole di Ramy Sheata, appena 13 anni, nato in Italia da genitori egiziani, uno dei due studenti che per primi si sono liberati dalle fascette con cui Sy li aveva legati, riuscendo a dare l'allarme.

"Eravamo sul bus - racconta - di ritorno dalla palestra, quando l'autista ha cambiato strada e "ha detto di raccogliere tutti i cellulari.Quasi tutti glieli hanno dati. Io e il mio amico abbiamo fatto finta di darglielo, ma l'abbiamo tenuto. Poi ho ho chiamato le forze dell'ordine. Dopo ho messo subito giù. L'autista si è avvicinato e ho nascosto il telefono. Appena è andato via, ho chiamato mio papà. Lui ha chiamato i carabinieri".

Ora per tutti Ramy e il suo compagno sono degli eroi.

E proprio grazie al gesto di coraggio il padre del piccolo, Khalid Shehata, operaio di 50 anni, in Italia dal 2001, spera di avere la cittadinanza, perché, dice, "il mio secondo Paese è l'Italia".

Ramy potrà averla al compimento dei 18 anni.

Ma sono molte le voci levatisi per chiedere al governo di anticipare i tempi.

E sembra che la richiesta a furor di popolo abbia ottime possibilità di essere accolta.

"Ha messo a rischio la propria vita per salvare quella dei suoi compagni. È anche grazie a lui che si è evitato il peggio", ha detto, tra gli altri, il vicepremier Luigi Di Maio. Aggiungendo: "Il papà oggi ha lanciato un appello, ha chiesto che gli venga riconosciuta la cittadinanza e credo che il governo debba raccogliere questa richiesta. C'è la cittadinanza per meriti speciali che si può conferire quando ricorre un eccezionale interesse dello Stato", prosegue il ministro del Lavoro. Per questo, conclude, "sentirò personalmente il presidente del Consiglio in questo senso. Si tratta di un caso speciale e credo che il ragazzo, per il gesto compiuto, debba ricevere la cittadinanza dello Stato italiano".

Anche il Viminale si è attivato. Fonti interne fanno infatti sapere che il ministero dell'Interno è pronto a farsi carico delle spese e a velocizzare al massimo le procedure per riconoscere la cittadinanza al piccolo eroe e, magari, anche ai suoi familiari.

(Unioneonline/l.f.)
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