Un nuovo vestito grazie ai lavori di restauro conservativo e messa in sicurezza che restituiscono la torre aragonese di Capo Falcone agli stintinesi. Una struttura simbolo che svetta sul promontorio quasi a dominare il golfo dell'Asinara.

L'amministrazione aveva affidato i lavori mettendo a disposizione fondi per circa 100mila euro per mitigare i processi di degrado e dissesto avvenuti negli anni, che hanno portato a distacchi e crolli, anche importanti, di molte parti della struttura originaria. Lo scorso inverno era crollata la garitta costruita sul tetto della torre e il maltempo aveva anche provocato la caduta dell'architrave della porta d'ingresso, oltreché della muratura sovrastante.

La ditta incaricata dei lavori, la Serf Costruzioni, con il coordinamento dell'architetto Stefano Govoni, ha ripulito la copertura dai detriti quindi ha creato una chiusura in acciaio e vetro, sono stati recuperati i merli sporgenti, con le mura esterne che si presentavano sgretolate. Le scale interne ed esterne sono state messe in sicurezza, rese accessibili, quindi la porta di ingresso rinforzata in acciaio corten così da ripristinare l'architrave.

"La torre, per la sua posizione nel vertice del triangolo del Santuario dei cetacei, può essere considerata anche un punto di osservazione privilegiato - ha detto il sindaco Antonio Diana - si trova, infatti, all'interno di un'area Sic rilevante per le biodiversità e dove lo spettacolo delle falesie del mare di fuori rendono unico questo territorio che merita di essere salvaguardato e diventare patrimonio dell'Unesco, assieme alla Pelosa".
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