"Il mio nome non ha importanza, ciò che conta è la decisione che ho preso".

Antonio, lo chiameremo così a tutela del suo vero nome, vive in provincia di Nuoro e consegna alla redazione di UnioneSarda.it un messaggio di disperazione: in serie difficoltà economiche, "ho pensato di vendere un rene". Sa che in Italia la pratica è illegale? "Lo so", risponde. Perché questa decisione? "Qualche tempo fa ho ricevuto una cartella di Equitalia con una cifra da paura. Sono rimasto di sasso. Dovevo decidere se difendermi in tribunale con l'assistenza di un legale o pagare i debiti. Ma sono disoccupato, non ho il denaro per l'avvocato quindi nessuna via d'uscita".

Da qui la scelta di mettere in vendita un rene, "così farò fronte alle spese: non so dove altro sbattere la testa - aggiunge -, non voglio offendere nessuno, ma davvero non so cosa fare".

La vicenda di Antonio è cominciata dopo il fallimento di un'azienda di cui un familiare era amministratore delegato: "Un buco da milioni di euro, e io ci sono andato di mezzo perché su alcuni titoli c'era il mio nome".

La cartella di Equitalia ammonta a 7 milioni e mezzo.

"Su consiglio di una persona amica mi sono rivolto a un'associazione di consumatori, ma non ho concluso niente, quindi sono andato da un legale tributarista. Uno dei migliori che abbiamo in Sardegna. Mi ha spiegato che in definitiva l'unica soluzione percorribile per fare ricorso contro quella cartella è anticipare 30mila euro. Che io, essendo disoccupato, ovviamente non ho. Vivo grazie al supporto della mia famiglia, che mi fornisce cibo e un letto per dormire".

Da qui la vendita del rene: "Al momento, nella situazione in cui mi trovo, mi sembra l'unico modo per avere il denaro. So che è un atto illegale, ma è l'unico nella grande disperazione in cui sono precipitato".

Sabrina Schiesaro

(Unioneonline)
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