Arnold Lebeuf non insegna l'oroscopo e nella vita non fa l'astrologo. All'Università di Cracovia, quella di Karol il Santo, è docente di Archeoastronomia, la scienza che mette in relazione le stelle con la storia più antica dell'uomo. Per anni si è concentrato sulle civiltà precolombiane, sino a scorgere in mezzo al Mediterraneo l'Isola dei Nuraghi. Quando gli hanno raccontato quello che succedeva nel Pozzo nuragico di Santa Cristina, a metà strada tra Cagliari e Sassari, a ridosso del monumentale Nuraghe Losa, non ha creduto ad un parola. Si è semplicemente precipitato in quell'oasi primordiale della grande civiltà del Popolo Sardo. Ha misurato, fatto rilievi, osservato con meticolosa precisione i fenomeni che ai più apparivano figli della credenza popolare o della ritualità dei popoli antichi.

Osservatorio nuragico

Anni di studi e, poi, la pubblicazione internazionale di un testo che lascia senza fiato: "Il pozzo di Santa Cristina, un osservatorio lunare". C'è tutto in quel libro. La tesi del docente polacco, fattosi archeo-astronomo nuragico, è illustrata in centinaia di pagine che giungono ad una ragionata conclusione: il pozzo di Santa Cristina non era solamente un osservatorio astronomico a carattere lunare, ma addirittura un sofisticato strumento di previsione delle eclissi. Un dato è inconfutabile: ogni 18 anni e sei mesi la luce della luna raggiunge lo specchio d'acqua in fondo al pozzo riflettendosi con una precisione millimetrica dentro il foro di appena 30 centimetri nella camera a tholos del pozzo sacro.

Eclissi e equinozi

Un vero e proprio strumento scientifico in grado di misurare e osservare moti lunari, prevedere le eclissi, con la scalinata d'accesso alla profondità che permette di osservare il miracoloso riflesso del sole agli equinozi autunnali e di primavera. Nel mese di settembre, dal 21 al 23, a mezzogiorno di fuoco, e nel mese di marzo, dal 18 al 21, alle undici del mattino, in occasione degli equinozi, il sole illumina perfettamente il fondo del pozzo passando per quelle scale ripide e precise. Il sole, con i suoi raggi, si riflette dentro il pozzo sino a toccare l'acqua. Tremila anni dopo, sempre nell'Isola dei Nuraghi, una congiuntura scientifico internazionale sta trasformando la Sardegna in un vero e proprio laboratorio universale. Dal più grande telescopio gravitazionale sotterraneo mai progettato prima, da realizzare nelle viscere della terra più silenziosa di Sos Enattos, nel triangolo di Lula, Bitti e Onanì, al più grande Radio Telescopio mai realizzato in Italia. Uno dei più avanzati al mondo, costruito nel silenzio-radio di Pranu Sanguni, nel territorio di San Basilio. Arrivarci significa inerpicarsi lungo le strade tortuose del Flumendosa, tra la pianeggiante Trexenta e gli arditi canyon del Gerrei. Strade combattute tra greggi e mandrie, un tutt'uno in un paesaggio baciato come pochi dal silenzio planetario.

Gps cosmico

Esattamente quello che serve a questa antenna parabolica in grado di proiettarsi oltre i pianeti, capace di captare i segnali fino a 300-400 milioni di chilometri di distanza. Un Gps cosmico per razzi e navicelle fino al confine estremo della nostra galassia. Se a Lula si progetta l'Einstein Telescope qui, a ridosso di Villasalto e San Nicolò Gerrei, nell'enclave dove fu ritrovata l'antica stele trilingue, in latino, greco e punico, si erge un monumento alla scienza capace di triangolare con una rete impressionante di satelliti sparsi nell'Universo e nel contempo proiettare l'udito cosmico nell'inconscio.

Nel gotha mondiale

Il Radio Telescopio della Sardegna è ora a pieno titolo nel gotha della ricerca spaziale mondiale. Progetti che vedono in prima linea l'Istituto Nazionale di Astrofisica insieme all'Agenzia Spaziale Italiana che, dal 2002, insieme alla Regione Sardegna e il Ministero dell'Istruzione, Università e Ricerca, hanno perseguito e finanziato questo progetto. Una stagione senza precedenti che, nonostante la pandemia, sta portando la Sardegna nel cuore della ricerca spaziale a livello mondiale. Da Marte e Saturno sino a Giove, dalla costellazione della Lucertola alla ricerca di intelligenze extra terrestri nell'ignoto più lontano dell'Universo. L'Isola dei Nuraghi c'è ed è in prima linea, come se la profezia nuragica avesse illuminato il sentiero scientifico della Sardegna. Insieme all'attività incessante del Radio Telescope ha cominciato a muovere i primi passi nello spazio anche la Sardinia Deep Space Antenna, quella dello spazio più profondo, l'ultima delle unità scientifiche dell'Agenzia Spaziale Italiana. Un progetto che cammina di pari passo con il Radio Telescope, condividendo dotazioni e infrastrutture, disponendo, però, di un suo autonomo equipaggiamento, con un centro di controllo in grado di dialogare direttamente con i veicoli spaziali.

San Basilio Houston

Da San Basilio a Houston il collegamento è rapido, dalla Nasa, agenzia spaziale americana all'Esa, quella europea. E non è un caso che proprio gli strateghi americani della missione su Marte abbiano voluto stringere un patto d'azione con il colosso del Gerrei. L'antenna dello Spazio più profondo è ora a pieno titolo nel network della NASA con due grandi obiettivi: Marte e Saturno. A questo patto d'azione si aggiunge la strettissima collaborazione con l'Ente spaziale di Bruxelles per la gestione delle sonde interplanetarie europee.

Marte, Saturno e Giove

Il progetto di collaborazione sardo-americano, il Jet Propulsion Laboratory, consentirà, con l'antenna di Pranu Sanguni, di captare i segnali debolissimi dei satelliti e delle sonde interplanetarie nello spazio più lontano dell'Universo. Le prime triangolazioni sono rivolte alla ricerca dei sistemi di Saturno e Giove, anche se la grande sfida sarà quella per Marte. Il capo della Nasa, Jim Bridenstine, è stato chiaro: «Il nostro obiettivo è l'Exploration Campaign, l'esplorazione umana di Marte». E, in questa missione, San Basilio c'è già. Nello sconfinato cosmo bisogna scorgere il sommovimento di ogni foglia spaziale, decodificarla e renderla utile alla ricerca applicata. Lo stanno pianificando anche a San Francisco, Texas, questa volta con una missione davvero speciale: capire se è abitata solo nella Terra.

Extraterrestri

L'operazione si chiama SETI, Search for Extraterrestrial Intelligence, ovvero la ricerca di intelligenze extraterrestri. Per mettere sotto osservazione l'Universo e captare ogni segnale non identificato proveniente dallo spazio servono i più potenti telescopi esistenti. In tutto il mondo ne hanno scelto pochissimi. Il Sardinia Radio Telescope è tra questi. L'erede dell'Osservatorio nuragico di Santa Cristina, in attesa dell'Einstein Telescope di Lula, ha la sua parabola gigante orientata verso l'infinito. Sessantaquattro metri di diametro, uno specchio primario costituito da 1008 pannelli d'alluminio comandati da 1116 elettroattuatori. L'orecchio gigante dell'Isola dei Nuraghi, alla scoperta dello Spazio, da Marte a Giove, da Saturno agli extraterrestri.

Mauro Pili
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