Aayush Gautam vive a Katmandu. Nepal, dall'altra parte della terra, ai piedi della "madre dell'Universo" come i tibetani chiamano la catena dell'Himalaya. La sua Università è quella di Tribhuvan, a ridosso dell'Everest, il "Dio del cielo" come amano idolatrarlo i nepalesi. Il suo curriculum è sintetico come l'Universo: laureato in Fisica e Astronomia impegnato nella ricerca delle stabilità orbitali di esalune ed esopianeti. Come dire che studia l'infinito. Lui, lunedì prossimo, l'ultimo giorno del mese di novembre, sarà virtualmente a Lula, a ridosso del Gigante d'argento, nella catena montuosa del Mont'Albo. Barbagia, terra di Sardegna. La più silenziosa del pianeta terra. Con lui ci sarà mezzo mondo, tutti collegati come se Cape Canaveral, piattaforma di lancio della prima missione spaziale, si fosse spostata a Sos Enattos. Occhi e riflettori puntati sull'Einstein Telescope, il più grande misuratore di onde gravitazionali mai progettato al mondo. L'undicesimo simposio di quello che in gergo fisico tutti già chiamano l'ET di Sos Enattos è l'appuntamento più atteso dell'universo scientifico mondiale. Si svolgerà, per via del Covid mondiale, su remoto ma la sfilza di adesioni non ammette ridimensionamenti nelle partecipazioni.

La mappa dell'Einstein Telescope con le pale eoliche previste al centro dell'area (L'Unione Sarda)
La mappa dell'Einstein Telescope con le pale eoliche previste al centro dell'area (L'Unione Sarda)
La mappa dell'Einstein Telescope con le pale eoliche previste al centro dell'area (L'Unione Sarda)

Da ogni latitudine

Il parterre è di centinaia di scienziati da ogni latitudine. Ci sarà Albert Lazzarini del LIGO Labortory degli Stati Uniti, Amit Reza dell'Indian Institute of Technology, Chang Liu dell'Institute of Theoretical Physics dell'Accademia Chinese delle scienze, Chunnong Zhao dell'Università di Western in Australia, Dariya Salykina della Federazione Russa, Hebertt Silva della Federal University of Rio Grande in Brasile, Yao-Chin Huang del Centro di Ricerca di Taiwan, Yuta Michimura del dipartimento di Fisica dell'University of Tokyo. Tutti connessi per scoprire il silenzio cosmico delle viscere della terra di Lula, nelle profondità della miniera di Sos Enattos. Del resto il Telescopio di Einstein è considerato nel mondo il progetto più avveniristico e ambizioso per scrutare dalla terra le onde gravitazionali, ogni sussurro nell'universo cosmico fatto di spazio, tempo e massa. Dal 30 novembre al 3 dicembre prossimi i ricercatori planetari scopriranno e studieranno le caratteristiche del progetto che sta prendendo forma nello scenario incantato di questo enclave di silenzio, nel cuore della Barbagia di Bitti. Ci saranno i dati delle rilevazioni delle frequenze sotterranee, quelle più basse al mondo, che devono raccogliere ogni soffio di quelle onde gravitazionali agitate dai corpi che si muovono nello spazio, siano stelle o buchi neri. È fin troppo evidente che la progettazione e la realizzazione di questa straordinaria infrastruttura scientifica non costituisce un primato per la sola ricerca sarda, italiana o europea. Nella scienza, come in pochi altri ambiti, non esistono nazioni e confini. La sfida è tutta scientifica, multietnica, poliglotta. Un interesse supremo per scoprire, conoscere, esplorare. Avere a disposizione uno strumento come un telescopio gravitazionale di terza generazione significa per ogni ricercatore al mondo poter mettere un occhio e un orecchio dall'altra parte dell'Universo. Ecco perché l'elenco dei partecipanti al simposio sull'Einstein Telescope lascia comprendere l'imponenza del progetto di Sos Enattos. Molto spesso, però, la grandezza di un progetto come questo è costretta a scontrarsi con interessi economici di bassa lega, protesi a sfruttare un paesaggio incantato e unico, con l'unico vessillo del "dio incentivo", quello che copiosamente in tanti pensano di raccogliere con il vento che soffia furioso in questi crinali argentati a ridosso della galleria di Tupeddu.

Lo studio scientifico per il sito di Sos Enattos e il progetto della Saras (L'Unione Sarda)
Lo studio scientifico per il sito di Sos Enattos e il progetto della Saras (L'Unione Sarda)
Lo studio scientifico per il sito di Sos Enattos e il progetto della Saras (L'Unione Sarda)

I signori del vento

In queste ore, mentre il mondo della ricerca fisica osserva il sito di Sos Enattos, il sindaco di Lula, Mario Calia, uomo diretto e senza fronzoli, si prepara alla guerra con i signori del vento. Da presentare c'è l'ennesima opposizione all'invasione eolica sulle terre di Barbagia. Dei sei progetti presentati, tutti già contrastati con tanto di ricorsi al ministero dell'Ambiente, l'ultimo è giocato in casa. A presentarlo è stata la Saras, attraverso la controllata Sardaeolica. Dal petrolio al vento il passo è breve, con tanto di nuovi decreti di Stato che regalano una valanga di denari pubblici estorti direttamente dalle bollette della luce. Dal Golfo degli Angeli davanti a Cagliari, con tanto di occupazione petrolifera, all'invasione del cuore del progetto dell'Einstein Telescope, nel cuore del triangolo dell'infrastruttura tra Lula, Bitti e Onanì. Come se lo avessero fatto con l'intento di mettere a repentaglio il silenzio di questa terra, i signori della Sardaeolica hanno previsto di conficcare nella roccia sei ciclopici aerogeneratori.

Le pale in mezzo

Altezze e imponenza da 70 piani di un grattacielo di pale e acciaio, 206 metri di altezza per intercettare il soffio furente del vento del Mont'Albo. Un progetto, insieme agli altri cinque, destinato a stravolgere non solo il paesaggio esclusivo di questa terra promessa ma proteso a devastare il silenzio cosmico del sottosuolo. Il Comune di Lula, l'Istituto Nazionale di Fisica, l'Istituto Nazionale di Astro-Fisica e l'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia lo hanno già messo per iscritto. Quei giganti d'acciaio sono in grado di mettere gravemente a rischio le condizioni di misurazione e funzionamento dell'interferometro. Un vero e proprio attentato al futuro della ricerca scientifica mondiale. E tutto per un mero tornaconto economico di chi pensa di macinare vento e incentivi a scapito di un intero territorio. Le parole che argomentano quelle sei pale ciclopiche da piazzare in mezzo al triangolo equilatero tra il territorio di Lula, Bitti e Onanì sono un ceffone al buon senso. I signori della Saras hanno messo nero su bianco le loro previsioni: «Il Parco eolico Onanie rappresenta un'importante opportunità per il rilancio dello sviluppo e dell'economia locale, sia nell'immediato che in prospettiva. L'indotto generato dalla realizzazione del Parco eolico favorirà una crescita occupazionale nella zona, creando nuovi posti di lavoro sia in fase di costruzione che di gestione dell'impianto».

Una pala eolica (L'Unione Sarda)
Una pala eolica (L'Unione Sarda)
Una pala eolica (L'Unione Sarda)

Elemosina eolica

Peccato che il tutto si riduca a 40 persone per qualche mese per bucare e piantumare i grattacieli d'acciaio e ad appena 3 dipendenti stabili per una fantomatica manutenzione dell'impianto eolico. Da mettere nel cappello dell'elemosina da offrire ai comuni ci sarebbero anche «importanti risorse economiche per il Comune di Onanì». Praticamente zero a fronte di un progetto, come quello dell'Einstein Telescope, capace di generare un volume d'affari per oltre sei miliardi di euro e 713 posti di lavoro stabili nei trent'anni di durata del progetto. Fermare l'invasione eolica è un imperativo. Dalla cima del mondo traguardano la Sardegna, da Katmandu, alle pendici dell'Everest, vogliono ascoltare il silenzio cosmico di Sos Enattos, senza pale eoliche in mezzo alle onde gravitazionali.

Mauro Pili
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