In piazza per dire non alla chiusura di palestre, piscine e centri fitness disposta dall'ultimo Dpcm dei Giuseppe Conte.

Gli atleti e i gestori delle strutture della Sardegna si sono riuniti a Cagliari sotto il palazzo del Consiglio regionale.

"Rivendichiamo il nostro diritto al lavoro, ci sentiamo presi di mira. Da marzo ad oggi le perdite sono state molto di più degli indennizzi arrivati", spiega Matteo Cois, portavoce dei manifestanti e gestore di un centro danza a Quartu Sant'Elena.

La categoria, rivendica, è una di quelle che più hanno lavorato per seguire i protocolli di sicurezza, che più hanno investito per mettersi a norma: "I centri sportivi sono come delle bomboniere, tale è la cura e il rispetto delle regole. Ieri il ministro ha parlato di nuovi rimborsi, ma a noi non servono gli 800 euro perché chi gestisce gli impianti sportivi con questa cifra non ci fa nulla. Serve un calcolo esatto delle perdite e va comparato con l'indennizzo che arriva".

Inoltre, spiega, "una struttura di cento metri quadri non può essere paragonata a una polisportiva di mille". Chi perde, sottolinea, sono anche gli allievi: "Per loro chiudere significa perdere l'anno accademico, oltretutto ci verranno chieste le quote indietro. Abbiamo faticato per riconquistare gli iscritti dopo la prima chiusura, e ora ci ritroviamo a interrompere l'attività, rischiando di perdere un altro anno di lavoro".

(Unioneonline/L)

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La protesta (Video di M.Marrocu):

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