Con l'ultimo nubifragio, il 10 settembre scorso, via Tamburino sardo è diventata un fiume in nove minuti. E all'ora di pranzo un operatore turistico andava in sup in piazza Italia.

Nonostante negli ultimi decenni siano state realizzate alcune importanti opere di mitigazione, il problema degli allagamenti di Pirri è così complesso che per risolverlo definitivamente non basteranno nemmeno gli oltre trenta milioni che il Comune ha messo in campo per realizzare nuovi collettori e nuove vasche per la raccolta dell'acqua. Di sicuro aiuteranno molto.

Perché si allaga

Del resto è dal 1795 che Pirri si inonda quasi ogni anno. Tanto più nell'ultimo secolo, quando il letto di un torrente (S'Arriu) è stato cancellato dalle costruzioni, che nel corso degli anni hanno stravolto anche molte zone limitrofe e più rialzate. Se basta un nubifragio di 10 minuti per generare un'onda di piena è perché si è costruito abusivamente a Barracca Manna, urbanizzata solo dopo che i danni erano già stati fatti, e perché l'acqua arriva da alcune delle zone alte di Cagliari - piazza D'Armi, colle di San Michele - e anziché disperdersi o essere assorbita dalla terra, si incanala nei percorsi delimitati dai muri delle case gonfiandosi sino a formare fiumi che travolgono tutto. Le stradine strette fungono da imbuto. L'acqua, si sa, si riprende sua la strada.

Le opere

Da circa dieci anni si stanno realizzando una serie di opere che dovranno convogliare l'acqua piovana nel canale di Terramaini riducendo quanto più possibile i pericoli. Alcune grandi tubazioni ci arrivano già ma con i 30,9 milioni disponibili ne arriveranno altri tre. Coordinati da Daniele Olla, dirigente comunale dei Lavori pubblici, l'ingegner Giacomo Carrus e il geologo Pierpaolo Pili hanno elaborato il progetto esecutivo del collettore più grande, il numero 70, quello che percorre le vie Toti, Santa Maria Goretti, Pili, Segni, Sassu, degli Astri e sfocia sul Terramaini. Nel canale ne arriveranno altri due, il 47 che origina da piazza Italia (pronti 4,5 milioni) e un tratto nuovo del 38, che da via Ampere sfocerà nel Terramaini con una spesa di 4,8 milioni.

Altri 13 milioni sono destinati alla realizzazione di due bacini di laminazione lungo il Terramaini. Si tratta di due invasi che stoccheranno l'acqua in caso di onde di piena ed eviteranno l'esondazione del canale. Gli interventi - garantiscono dall'assessorato ai Servizi tecnologici - hanno ottenuto la validazione dalla Conferenza dei servizi e saranno realizzati, a partire dalla metà del 2021, da qui a tre anni.

Disagi evitati

Si sommeranno alle opere realizzate da una società privata che ha costruito un canale a cielo aperto a fianco all'area di Isgas e un collettore sotto via Pisano e via Ampere grazie ai quali l'acqua che defluisce nella zona bassa di Pirri - in particolare via Mara, via Dolianova, via Pisano - viene fatta defluire sul canale di Terramaini evitando disagi a residenti e attività economiche.

Fabio Manca

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