C'è quello che fa la spesa, e chissà se quel giorno non ha preso il prosciutto in un market, il formaggio in un altro e le scatolette di tonno in un altro ancora, pur di non stare in casa. Poi, quello che "Io non prendo farmaci, sono tutte truffe delle grandi multinazionali che fanno miliardi sulle spalle nostre", ma si studia i turni della farmacia pur di tornare più volte. Sono pochi, per fortuna, anche se non pochissimi, ma sono tutti in giro in auto, per ore, ogni santo (anzi, dannato, visto il periodo) giorno.

E chi ha più paura della Polizia locale, il veicolo lo lascia parcheggiato però esce con il cane di famiglia, per i suoi bisogni s'intende, che a malapena si trascina: perché prima l'ha già portato fuori mamma, poi papà, poi la sorella e infine lui. Cani da maratona. E poi c'è il tabaccaio, che se entri e acquisti tre stecche di sigarette in un colpo assume l'espressione tipica di chi ha appena visto la Madonna: "Lei è l'unico a fare la scorta: vengono le stesse persone tutti i giorni e ne comprano un pacchetto, al massimo due. Peccato non poterle stringere la mano".

Benvenuti in quella zona grigia cagliaritana - ma c'è ovunque, non soltanto nel capoluogo sardo - di spaventati dal Coronavirus, ma non abbastanza da decidere una volta per tutte di rimanersene a casa, come stabiliscono le norme di questo periodo d'emergenza. Che, poi, non sono divieti astrusi, ma l'unico modo per arginare l'offensiva del Covid-19, che sta mettendo in ginocchio il mondo. Pezzo dopo pezzo.

Il lungomare del Poetto deserto (foto US-Ungari)
Il lungomare del Poetto deserto (foto US-Ungari)
Il lungomare del Poetto deserto (foto US-Ungari)

TROPPO TRAFFICO - A non convincere, a Cagliari, è però il volume del traffico nelle strade: certo, alcune sono deserte, altre quasi, ma in una parte delle arterie principali si percepisce la diminuzione netta dei veicoli, ma si continua a vederne transitare diversi e continuamente. Infatti al sindaco, Paolo Truzzu, la lettura dei dati sulla viabilità cittadina ha portato un grande nervosismo: voleva bloccare quattro veicoli su cinque di quelli normalmente in circolazione (l'80 per cento), invece i numeri certificano che se ne sono fermati due su tre (tra il 60 e il 70 per cento). "Troppi, sono troppi, ma dove deve andare tutta questa gente?", è sbottato il primo cittadino, colpito soprattutto dai dati dei veicoli che ogni giorno entrano a Cagliari: normalmente sono 166mila, adesso 57mila, ma in realtà si confidava che sarebbero stati molti di meno dopo le strette decise dal Governo nazionale. D'altra parte, sono chiuse le scuole, serrati i bar, sbarrati i locali di ristorazione, sospese le attività ritenute non essenziali nella sequela di decreti presidenziali e governativi. Inoltre, moltissimi lavoratori sono a casa: il cosiddetto telelavoro, o lavoro agile. Eppure, la gente gira lo stesso nelle vie della città. Ed è troppa.

I DATI - Lo indicano i dati dell'Its Città metropolitana di Cagliari, che ha rilevatori in diversi Comuni dell'Area vasta (sono 21 soltanto nel Capoluogo) e contano tutti i passaggi: impossibile sindacarli. La settimana (intesa dal lunedì al venerdì) iniziata il 2 marzo era, per così dire, "normale": ancora nessuna limitazione agli spostamenti che sono invece arrivati in quella dal 9 al 13, per essere ulteriormente inaspriti nella settimana dal 16 al 20 (sempre considerando i giorni feriali). Certo, le rilevazioni dei passaggi dei veicoli in viale Ciusa non raggiungono di un soffio l'80 per cento auspicato dal sindaco, ma va bene: il 79 può bastare, nel raffronto tra la prima e la terza settimana di marzo. Ma poi c'è via Bacaredda, che nemmeno è riuscita a dimezzare il traffico dopo le norme restrittive decise per combattere la pandemia: continua a percorrerla il 52 per cento dei mezzi che ci passavano prima, cioè quindicimila rispetto ai normali trentamila. Il taglio, dunque, ha meno che dimezzato il flusso in via Bacaredda, che si percorre per raggiungere il centro e anche il Mercato civico di San Benedetto.

Di chi è la colpa? Di sicuro, a Cagliari entrano ogni giorno molti più mezzi di quanti se ne erano preventivati quando sono entrate in vigore le prescrizioni del Governo, e questo significa che, entrati nel Capoluogo, i non cagliaritani devono pur raggiungere la propria destinazione e per farlo sono costretti ad attraversare alcune delle principali strade della città.

Anche i dati dei flussi di traffico in ingresso a Cagliari ogni giorno influenzano la circolazione interna. Ricordato che entrano in città 57mila veicoli su una media di 166mila in tempi "normali", inevitabilmente le ripercussioni si soffrono anche all'interno della cinta urbana del capoluogo. Mentre, ad esempio, cala molto il traffico nell'Asse mediano di scorrimento che taglia in due la città collegandone due estremi (meno 76 per cento verso Pirri, meno 72 nella direzione opposta), il calo in viale Colombo è soltanto del 68 per cento. Ancora peggio via Is Mirrionis: normalmente 23.400 transiti, ora ridotti del 66 per cento (7.800).

I controlli (foto US-Ungari)
I controlli (foto US-Ungari)
I controlli (foto US-Ungari)

TRUZZU INSODDISFATTO - Insomma, si circola ancora troppo e Truzzu, il sindaco, è comparso in più di un collegamento su Facebook avendo sul viso un'espressione non esattamente soddisfatta. Proprio in questi giorni i dati sul Coronavirus segnano le prime diminuzioni, che fanno sperare in una discesa ininterrotta. Ma questo risultato, che richiederà ancora molte settimane (non sarà certamente raggiunto prima di Pasqua), ha bisogno di essere, per così dire, ulteriormente incoraggiato. Il che significa starsene a casa, dove i contagi degli asintomatici e dei paucisintomatici hanno come confine la famiglia e non la grande quantità di persone che normalmente s'incontra nei giorni della spensieratezza virale.

Gli irresponsabili hanno colpito e ancora colpiscono, provocando gravi danni. La paura delle autorità sanitarie, e non soltanto di quelle, è che con il miglioramento dei dati la gente "decida", e avrebbe tragicamente torto, che il pericolo è passato. Non è affatto così e se questa opinione fosse essa stessa oggetti di contagio, rischiamo di ritornare al punto di partenza. O, forse, di peggiorare.
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