Per la prima volta in Sardegna si è rischiato di non riuscire a completare un prelievo di organi autorizzato con grande generosità dai familiari di un donatore di Sassari. E per un motivo assurdo: il progetto con cui veniva finanziata l'attività dei trapianti è scaduto da aprile e domenica all'ospedale Brotzu, centro unico di riferimento regionale, non c'erano medici sufficienti in servizio. Alla fine, dopo febbrili trattative, i reni del donatore sono stati prelevati in extremis e portati a Cagliari per eseguire il trapianto grazie all'abnegazione dei medici dell'Urologia del Brotzu, che nonostante da sei mesi non ricevano più le indennità dovute e dunque stiano lavorando gratis, sono comunque partiti per Sassari alle 3 del mattino dopo l'ordine di servizio ricevuto dal commissario dell'azienda ospedaliera Paolo Cannas. Stessa cosa hanno fatto i medici della Cardiochirurgia, che si sono occupati del trapianto del cuore (il fegato del donatore è invece andato a Pisa).

Una soluzione che non è stata però indolore: per consentire il trapianto di reni, che ieri ha tenuto l'équipe di Urologia impegnata sino a tarda notte, nell'ospedale cagliaritano sono stati infatti rinviati tre interventi per tumori alla prostata e alla vescica programmati da tempo.

Un caso che ha acceso i riflettori sulla situazione vicina alla paralisi del sistema sardo dei trapianti, che nell'Isola vengono eseguiti unicamente al Brotzu da équipe specializzate che devono operare fuori dai normali orari di lavoro e garantendo comunque l'attività chirurgica ordinaria nei loro reparti. Il mancato rinnovo del progetto che garantiva la reperibilità dei medici e stabiliva il loro compenso, ha creato infatti un cortocircuito al quale la Regione sinora non ha saputo porre rimedio.

Allo studio pare ci sia un piano per far rientrare i trapianti nell'attività istituzionale dell'azienda Brotzu, con conseguente assunzioni di medici e infermieri. Ma per ora tutto resta sulla carta. E - sottolineano medici e sindacati - il problema non è certo legato esclusivamente al mancato pagamento degli incentivi: formalmente infatti non esiste un contratto o un appiglio legale che tuteli gli operatori sanitari nello svolgimento di un'attività ad alto rischio che non rientra in quella istituzionale dell'azienda. Di fatto è come se facessero i volontari.

Con i medici si sono schierati anche Asnet e Prometeo, due delle più importanti associazioni sarde che si occupano di trapianti e donazioni. "Nella nostra Isola - scrivono - la sanità dei trapianti è sempre stata lo specchio della buona sanità pubblica e se qualcuno la vuole cancellare o ridimensionare significa solo che vuole riportare indietro la storia. Noi non ci stiamo così come non ci stanno i lavoratori del settore a vedere tanti pazienti sardi con le valigie in mano, pronti a riprendere i viaggi della speranza".

Una situazione esplosiva che il commissario straordinario della più grande azienda sanitaria sarda, Paolo Cannas, vuole risolvere al più presto: "Stiamo studiano la soluzione con la Regione e non manca molto - ha detto -. Dobbiamo rinforzare gli organici del Brotzu e remunerare con regole diverse gli operatori perché il precedente modello su base volontaristica non consentiva di rispettare le nuove norme sul riposo psicofisico del personale che ci impone l'Europa". Alle decine di sardi in attesa di trapianto non resta che pregare che si faccia presto.

Massimo Ledda
© Riproduzione riservata