Dipendenti infedeli, lavoratori falsamente malati, ex coniugi che godono di assegni non dovuti: per tutte queste categorie la vita è sempre più difficile perché all'orizzonte crescono le competenze e gli strumenti a disposizione delle agenzie investigative, anche nell'Isola.

E l'Investigation & Forensic Award 2018, il premio alle imprese che operano nel settore privato, potrebbe essere attribuito, per il secondo anno, a una realtà sarda.

Tra le aziende selezionate per il contest che riguarda tutto il territorio italiano, c'è anche la Click Intelligence Solution, con sede a Cagliari e Oristano.

La giuria, composta da vari esperti tra i quali Luciano Garofano (ex comandante del Ris di Parma),a fine mese sceglierà il vincitore nei due settori: quello privato e quello aziendale. Per il primo l'agenzia sarda, diretta da Enrico Barisone, 41enne cagliaritano, e dalla moglie Francesca Corrias, 42 anni, ha vinto l'anno scorso, per il 2018 concorre per il secondo ambito.

In questo ramo, la modifica del testo unico di Pubblica sicurezza ha consentito di inserire requisiti importanti per chi detiene licenze per lavorare nel settore delle investigazioni private. "Si tratta - spiega Barisone - di elementi di ordine culturale, per esempio il fatto che il titolare debba avere una laurea in giurisprudenza; questo va ad elevarne il livello e a formare in modo più preciso i futuri investigatori che dovranno avere competenze anche di procedura civile".

L'altra novità è data dal materiale raccolto: "Fino al 2010 il giudice poteva accettare o meno nel procedimento civile il report investigativo; oggi ha l'obbligo di inserirlo nella procedura come prova oggettiva, non solo il rapporto stesso ma anche la prova testimoniale dell'investigatore".

Di cosa vi occupate nella vostra agenzia?

"In particolare siamo operativi nel settore della grande distribuzione, e anche false malattie, abusi in merito alla legge 104/92, furti di vario genere come gasolio/benzina dai mezzi aziendali, attrezzatura da lavoro, materiali dai magazzini, concorrenza sleale e rintraccio di microspie negli ambienti".

Com'è nata l'attività?

"L'agenzia porta la data del 2003, abbiamo diverse sedi in Italia, per iniziativa mia e di mio padre, un ex generale dei carabinieri. E nel corso degli anni si sono aggiunte altre persone, ognuno con competenze specifiche".

Una passione ereditata la sua?

"Sì, senza dubbio. Ho lavorato a Milano per due anni, sempre in questo settore, poi ho deciso di intraprendere un percorso imprenditoriale per conto mio e di tornare in Sardegna".

Pensiamo a un investigatore simile a quello dei film?

"La realtà non è poi così lontana. Per il 60 per cento il nostro fatturato è composto da richieste di titolari di aziende che chiedono di effettuare attività relative al controllo dei dipendenti come le false richieste di periodi di malattia. E quindi usiamo tutte le tecniche disponibili: dalle telecamere in miniatura agli occhiali spy, telefoni spy, anche droni. Ovviamente travestimenti compresi, dobbiamo sempre renderci irriconoscibili".

Poi cosa succede?

"Consegniamo il materiale e una relazione a chi ci ha commissionato il lavoro".

Avete seguito casi noti alle cronache?

"Sì, ma non ne posso parlare perché sono oggetto di indagine da parte delle autorità".

Clienti vip?

"Stesso discorso, ma posso dire che si è trattato di personaggi famosi appartenenti al mondo della tv, della conduzione televisiva e dello sport".

Le vicende più delicate?

"Quelle relativa al mondo giovanile, in particolare un caso di prostituzione minorile. I genitori si erano insospettiti per gli strani comportamenti dei figli. Quindi abbiamo seguito i ragazzi e verificato che ci fossero elementi anomali. Non posso entrare nel dettaglio, ma siamo riusciti a capire che una ragazzina offriva prestazioni sessuali in cambio di ricariche per cellulari, capi di abbigliamento o accessori da parte di adulti. Dopo aver informato i genitori abbiamo avvisato anche le autorità competenti".

Siete molto sensibili al tema dei minori.

"Il cyberbullismo è uno dei settori in cui stiamo lavorando da un paio di anni. Questo anche perché la nostra agenzia è composta da giovani e da giovanissimi e per noi, per questioni di età, è più facile trovare terreno fertile per investigare nel mondo dei social, ad esempio, rispetto ad altri colleghi che hanno un'età media over 60. Pensiamo sia importante creare momenti di condivisione tra la scuola, i rappresentanti dei genitori e le istituzioni, ciò consente di sviluppare anche tecniche di prevenzione per questi fenomeni".

Un vero e proprio progetto?

"Sì, per ora in fase di lavorazione. Vogliamo creare un gruppo in cui siano presenti i genitori di diversi istituti scolastici per avviare un percorso di informazione per essere in grado di tenere d'occhio quello che i figli fanno sui social, ovviamente sempre tutto in modo completamente lecito".

Quindi non solo lavoratori infedeli nel mirino?

"No, c'è anche il resto. Il 20 per cento del nostro fatturato ad esempio riguarda i classici tradimenti coniugali oppure i casi di separazione o divorzio in cui uno dei due versa all'altro/a un assegno e vuole verificare se quello/a abbiamo invece un lavoro in nero oppure abbia avviato una convivenza stabile con un'altra persona. Negli ultimi tempi sono purtroppo elementi sempre più ricorrenti".

Sabrina Schiesaro

(Unioneonline)
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