Il Gup del tribunale militare di Roma ha condannato con il giudizio abbreviato il generale dell'Esercito Bruno Stano a due anni di reclusione, ha assolto l'altro generale, Vincenzo Lops, "perché il fatto non sussiste" e rinviato a giudizio il colonnello dell'Arma Georg Di Pauli (che ha scelto il rito ordinario), all'epoca dei fatti comandante del reggimento carabinieri che aveva una delle sue sedi a Base Maestrale. Il Gup che ha condannato a due anni di reclusione il generale Bruno Stano, imputato del reato colposo di distruzione di opere militari in relazione alla strage di Nassiriya, gli ha concesso i benefici della sospensione condizionale della pena e della non menzione della condanna nel certificato del casellario giudiziale. Ha inoltre condannato Stano al risarcimento del danno alle parti civili costituite (molti dei familiari delle vittime di Nassiriya), rimettendo le parti davanti al giudice civile per la liquidazione.

L'INCHIESTA. L'inchiesta venne avviata subito dopo la strage: la procura militare di Roma, che ha acquisito una mole enorme di documenti e sentito decine di testimoni, alla fine di maggio 2007 chiese il rinvio a giudizio per i tre ufficiali per "omissione di provvedimenti per la difesa militare", un reato previsto dal codice penale militare di guerra. Il gup, dopo una serie di istanze delle parti e rinvii, ha però deciso di procedere per il diverso reato di "distruzione colposa di opere militari" previsto dal codice penale militare di pace. Nei giorni scorsi il pm aveva chiesto la condanna di Lops e Stano, rispettivamente, a 10 mesi e a 12 mesi di reclusione, e il rinvio a giudizio per Di Pauli. Lops e Stano si erano avvicendati al comando del contingente italiano a Nassiriya. I tre ufficiali erano accusati di non aver provveduto, "con specifiche disposizioni operative, ai mezzi necessari alla difesa" di base Maestrale. In particolare avrebbero agito con "imprudenza - si legge nel capo di imputazione - riguardo alla valutazione del livello di rischio connesso alla minaccia concretamente esistente, in quel contesto, di attacchi armati contro le forze del contingente italiano da attuare mediante mezzi mobili carichi di esplosivo". E con "negligenza riguardo alla necessità di innalzare le misure di protezione passiva delle basi in questione, in modo da adeguarle alle notizie, sempre più crescenti, dettagliate e diffuse, di un rischio concreto di attentati". Gli imputati hanno però sempre rivendicato la correttezza del loro operato, sostenendo che tutto quello che si poteva fare era stato fatto e che nessun allarme è mai stato sottovalutato.

UNO DEI FERITI. "Grande soddisfazione" per la sentenza del gup del tribunale militare di Roma sulla strage di Nassiriya è stata espressa da uno dei sei sottufficiali liguri feriti in Iran il 12 novembre 2003, il maresciallo dei carabinieri Giantullio Maniero. "E' stata fatta giustizia, almeno in parte", ha commentato il maresciallo, che è stato riformato dall'Arma proprio per le ferite riportate nell'attentato. "Il giudice militare - ha proseguito Maniero - ha accolto la tesi per la quale ci siamo battuti, che non erano state prese adeguate misure di protezione come ci eravamo resi conto sin dal nostro arrivo nella base Maestrale". Il gup ha anche accolto la richiesta di costituzione delle parti civili (il mar. Maniero era rappresentato dall'avv. Enrico Donati del foro di Genova) ed ha disposto che la quantificazione del risarcimento dovuto dal ministero della Difesa sia fatta in un distinto giudizio dal tribunale civile. Non è invece stata stabilita una provvisionale. Nella strage morì il maresciallo dei carabinieri Daniele Ghione di Finale Ligure (Savona).

I PARENTI DELLE VITTIME. "Non volevamo vendetta ma giustizia. E giustizia è stata fatta". Questo il commento di Alessandra Merlino, moglie del sottotenente Filippo Merlino, una delle vittime della strage di Nassiriya, dopo la sentenza che ha condannato a due anni di reclusione il generale Bruno Stano, ha assolto l'altro generale Vincenzo Lops e rinviato a giudizio il colonnello Georg Di Pauli. Soddisfazione è stata poi espressa dagli altri parenti delle vittime, rappresentate dall'avvocato Francesca Conte. "Le sentenze io non le commento mai, nè quando si vince nè quando si perde, ma riteniamo che ci sia stato un grandissimo atto di giustizia e che questa sentenza sia giuridicamente ed eticamente ineccepibile", afferma l'avvocato Francesca Conte, legale di parte civile, che assiste gran parte dei familiari delle vittime di Nassiriya. "Siamo molto contenti - ha proseguito - e dedichiamo questa sentenza alla memoria dei caduti". Alla lettura della sentenza, presso il Tribunale militare di Roma, erano presenti diversi dei familiari delle vittime, che però hanno preferito non parlare con i giornalisti. A questo compito è stata delegata, per loro, l'avvocato Conte.

LEGALE DI STANO. "Inutile dire che è una sentenza che ci amareggia molto, non la condividiamo". Questo il commento dell'avvocato Franco Coppi, difensore del generale Bruno Stano, condannato oggi a due anni nel processo relativo alla strage di Nassiriya. "Le inchieste avevano dimostrato la correttezza estrema della condotta del generale Stano", ha aggiunto il legale.

GENERALE FICUCIELLO. "Bisognerà sentire esattamente cosa dice la sentenza prima di esprimere un giudizio". Così il generale Alberto Ficuciello, padre di Massimo, tenente dell'esercito ucciso nella strage alla Base Maestrale, commenta la pronuncia del Tribunale militare di oggi. "Vedo - aggiunge il generale - che i familiari di alcune vittime dicono che è stata fatta giustizia. Io non lo dico; aspetto di leggere la sentenza".
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